|
Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
Numero 280 - Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it |
CHE FARE DEL QUARZO DETTO ANCHE COMAC?
Spieghiamo intanto cos’era il Quarzo. C’è ancora a Davoli una miniera di tale minerale, che veniva estratto e portato per teleferica e ferrovia Calabro Lucana a Soverato, dove nel 1935 (per i nostalgici, XIII E.F.), venne inaugurato l’opificio. Questo raffinava il minerale, e il semilavorato prendeva la via delle industrie che allora si servivano del quarzo per la porcellana e altro. Sorgeva perciò il molo di cemento che è oggi sepolto dalla sabbia non lontano dalla baracca dei pescatori. Altri tempi, altra Soverato. Nel dopoguerra la fabbrica chiuse: c’è chi dice che ci si preoccupasse della salute degli operai; e chi che non facesse piacere a certi vicini; e chi, forse più vicino al vero, che clausole segrete del Trattato di pace del 1947 imponessero all’Italia sconfitta di comprare quarzo dalla Francia. Come che fu, chiuse, per divenire molti anni dopo un deposito, la COMAC, poi nemmeno quello, e fu l’abbandono. In tempi recenti si sentì dire che l’avrebbero demolito per far posto a un albergo niente di meno che a cinque stelle. Era palesemente una bufala, e per la posizione nel bel centro del paese, e per l’incongruenza di un tal lusso in mezzo alle nostre modeste case e strade. La prova? Che la licenza non era mica era per “albergo”, macché, era per “strutture ricettive”, una formula sofistica che preludeva alla cosa che secondo me volevano fare: costruire qualche decina di appartamenti, e manco per turisti, ma un altro dormitorio in aggiunta a 167, Trento e Trieste, Panoramica, Mortara... Poi l’operazione, grazie a Dio, abortì. Che fare, ora? Reitero la proposta: la creazione di un complesso polivalente, denominato Quarzo. A mio avviso, si deve mantenere la struttura esattamente com’è a parte l’eternit: si chiamerebbe archeologia industriale. All’interno, troverebbero posto una sala congressi modulare; alcuni locali per bar o ristoranti caratteristici; negozietti di qualità; luoghi di ritrovo, di cui Soverato difetta d’inverno; si può pensare anche ad un ambiente all’aperto. Con un sistema di soppalchi, si creerebbero salette e sedi di associazioni; una mediateca; la biblioteca comunale, eccetera. Il tutto gestito, sotto l’egida del Comune, da una cooperativa di giovani. Il costo dell’operazione, a mio avviso non altissimo, può essere coperto da un finanziamento regionale, con tutti quei soldi che se non li spendiamo rischiano di tornare a Bruxelles. È gradita una risposta.Ulderico Nisticò
Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it |
SoveratoWeb.Com - Il Portale di Informazione del Soveratese
|