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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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SPIAGGE VUOTE
A questo punto un buon calabro medio si darebbe al gioco regionale più antico della nostra storia dai tempi del bisnonno del re Italo: quello di “la colpa è di... ”, ovviamente di tutti meno l’accusatore, il quale “l’ha sempre detto”. Gioco perverso, sterile, consolatorio. E invece la colpa è di tutti, dell’intera Calabria: politici, intellettuali, giornalisti, opinione pubblica in genere... e se proprio vogliamo trovare colpevoli più colpevoli degli altri, lo sono gli operatori turistici o sedicenti tali, che non sanno fare il loro mestiere. Tutti, proprio tutti, hanno permesso, negli anni 1980, le peggiori invasioni, e, secondo un noto principio, il turismo cattivo scacciò quello buono. Tutti abbiamo costruito bruttissime case da affittare in nero invece di alberghi e quanto ne segue. Tutti abbiamo ingurgitato il modello Vitelloni, concependo il forestiero come un subumano divertaiolo e un pollo da spennare. Nessuno ha mai letto un giornale, per informarsi di cosa succedeva intanto nel turismo mondiale; e che un giovanotto, una fanciulla vivace di Milano con molto meno di una settimana estiva a Soverato a smascellarsi di noia se ne va d’inverno a Ibiza, alle Canarie, alle Maldive, posti che saranno... anzi, sono dei lupanari a cielo aperto, però costano di meno e svagano di più. Ma attenzione che ci sono anche quelli, e sono tantissimi, che visitano città d’arte e musei e chiese e manifestazioni culturali e buona musica leggera e classica: belle cose di cui, ahimè, la Calabria è molto povera, e non perché non ci siano S. Severina, Altomonte, Gerace, Cosenza, Reggio, Rossano... Serra S. B., Locri, Sibari... ma perché al turista nessuno glielo dice. In Calabria l’idea di cultura è da sempre sentita come una cosa per ammalati, aggobbiti, mezzi ciechi, vecchi, secchioni, noiosi, solipsisti e pedanti; e invece ce n’è anche, direi soprattutto, allegra, trasgressiva, saltafosso, e perciò adatta al turismo. In Toscana lo sanno benissimo, e ci fanno i soldi. Noi avremmo di tutto, però l’intellettuale calabro sa solo parlare di miseria, emigrazione, mafia... e fucilazione di Murat. S’intende, senza avere la minima idea di chi mai fu e perché lo schioppettarono. Idem per la mitica Magna Grecia. E ci sono i turisti in cerca di panorami, montagne, mare, colline, varietà di climi: ne avremmo a iosa, però il povero forestiero lo sbattiamo sopra una spiaggia ad arrostirsi come fosse una braciola. E manco sono spiagge attrezzate per sport acquatici, pesca, escursioni al largo... niente: braciola! Dite voi: ma stai parlando della Calabria in genere. No, sto parlando di Soverato, che di tutto quanto sopra è lo specchio esattissimo. Con l’aggravante che prima ci furono i turisti, poi i turisti degenerarono in bagnanti... e adesso manco quelli, spiagge vuote. Si può fare qualcosa per salvarci dal disastro? Secondo me, sì, ma è un discorso scientifico, non da arruffapopolo, politicanti e chiacchieroni a ruota libera, e intellettuali che non sanno nuotare. Vogliamo parlarne?Ulderico Nisticò
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