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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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110 E LODE E LA TERATOPOIESI
Il 110 e lode, come non tutti forse sanno, non è un pennacchio, ma offre qualche vantaggio in termini persino di soldini. Il sospetto cresce; un’altra indagine, questa volta ufficiale, dovrebbe, secondo me, farla il ministero. L’indagine, però, la farà presto la vita, ed è di questo che io mi preoccupo scrivendo queste righe: della teratopoiesi, ovvero la creazione dei mostri. Prendete un ragazzo (maschio, quasi sempre: le fanciulle, per uno dei molti pregi della natura femminile, hanno molto di più il senso del reale), un ragazzo normale, però figlio di mamma chioccia e papà ammanigliato; mandatelo avanti a voti altissimi tutte le volte che, appiccicatesi quattro scemenze a memoria, va all’interrogazione; dategli infine la corona d’alloro agli esami, ed ecco creato il mostro. Egli, il fanciullo, si convincerà di essere davvero bravissimo, oppure che papà, come era amico dei professori del liceo, magari lo sarà pure di quelli universitari: ed ecco che si iscriverà ad astrofisica cibernetica o a metafisica molecolare o a ingegneria cosmica... fallendo clamorosamente già il primo anno! Ecco dunque l’indagine: io sarei curioso di sapere quanti dei 110 e lode degli ultimi anni in Calabria si sono trovati altrettanto bene nel corso degli studi universitari. Scommettiamo? Peggio, il mostro creato con la teratopoiesi e nutrito a 110 e lode crederà davvero di essere intelligente e “preparato”, e si terrà lontanissimo dal socratico so di non sapere; ed ecco i presuntuosi ottusi e refrattari a qualsiasi dubbio. Ecco da dove spuntano quelli cui si applica lo splendido proverbio nostrano “u ciucciu è ciucciu pecchi’ si pensa ca sapi”. Prendete invece un ragazzo normale, educatelo a prendere i voti giusti, quasi sempre non eccelsi; a capire i propri limiti e restarci dentro; a scegliere poi studi congeniali e non quelli che “trovi subito il posto”, vedete che si laureerà presto e bene, e si cercherà con fortuna un lavoro. Lavoro è quasi sempre il contrario del posto, proprio come mentalità. La Calabria ha anche un problema di scuola. I nostri professori sono, mediamente, come gli altri; anzi, i professori di Milano sono in buona parte calabresi. La differenza non è se c’è o meno il laboratorio o un telescopio, è nella finalità della scuola. Qui ancora qualcuno, con relativa mamma, pensa seriamente che con un voto alto al diploma sarà assunto come passacarte all’ospedale! A Milano, pensano che se sapranno fare qualcosa forse qualcuno li vorrà assumere e pagare; se no, a spasso. Immagino qualche scemo del villaggio che borbotterà che io parlo male della Calabria. Già, ragazzi, il medico pietoso fa la piaga verminosa; e io voglio fare il medico serio, il chirurgo. Ulderico Nisticò
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