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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Il Campionato mondiale di motonautica
Siamo a Soverato, Perla dello Ionio. Sul mare più bello del mondo sfrecciano bolidi guidati da baldi e ricchi giovani. Accorre folla da ogni dove, sul Lungomare siamo pigiati come le pagine di un vocabolario. Vince Molinari, idolo degli appassionati: sì, quello della Sambuca. Soverato è all’attenzione della stampa mondiale. Un sogno? Ma no, tutto vero, verissimo: tranne la data, perché siamo nel 1970. Io ho vent’anni, frequento il terzo anno di Lettere, ho archiviato il 68 e un paio di storie d’amore... Negli ultimi anni quarantuno ho fatto e faccio infinite altre cose giuste o sbagliate, e il Campionato mondiale dei motoscafi me lo ricordo perché ho buona memoria; ma mi ricordo anche di quando, fino agli anni 1980, di motoscafi magari non da competizione però notevoli se ne vedevano parcheggiati o in moto a decine, segno della presenza sulla spiaggia dei loro proprietari oggi tutti troppo vecchi per il mare e non sostituiti da nipoti. Mi ricordo anche che venne Mina, cantante ammirata in quei lontani decenni, oggi da molto a riposo. Venne, essendo italiano e non dialetto, è passato remoto, remotissimo. Quelle, e altre cose tipo i paracadutisti e lo Zecchino d’oro eccetera, tutte risalenti a quasi mezzo secolo fa, hanno terribilmente viziato la popolazione allora trionfante in città; e quelli che nel 1970 assistevano trepidi agli spruzzi delle rombanti imbarcazioni hanno i capelli bianchi o non ne hanno affatto. Ciò premesso, inviterei tutti, e quando dico tutti intendo dire tutti, ad uscire dalla condizione onirica, volgarmente detta anche mondo dei sogni, e mettere i piedini per terra. Quest’anno le cose sono andate malissimo per il turismo: sempre ammesso, e non concesso, che turismo sia e non balneazione; e se tale è, anche per la balneazione va male. Le cause sono esattamente quelle suddette: Soverato è ferma ai ricordi gloriosi del 1970 e convinta che sdraio e ombrelloni e lidi ci siano solo qui, mentre ormai lidi e ombrelloni e sdraio si trovano anche sulla cima del Monte Cucco; e che la musica ad alto volume sia una discoteca, mentre le discoteche vere vantano tecnologie da stazione spaziale; eccetera... Morale, urge un decreto in forza del quale venga tagliata la lingua al prossimo che insiste su perle e perlucce, e “quanta gente sul Lungomare” e simili bufale; e fa passare gli sbiaditi ricordi come fossero fatti presenti. Poscia... poscia, direbbe qualcuno, è una parola arcaica: già, arcaica come il campionato di motonautica e Mina; perciò ci sta benissimo! Poscia, dunque, tirare fuori i numeri veri. L’industria del forestiero non si misura a pedate di passeggiatori ma a coperti nei ristoranti, letti negli alberghi e vendite al dettaglio negli esercizi. Non si misura ad appartamenti in nero, che sono illegali (ma come, non siete tutti per la “cultura della legalità” segue cena?) e hanno causato il degrado della qualità della domanda, e di conseguenza dell’offerta; e vanno stanati. Quando è stata compiuta e tollerata la scelta suicida di costruire case invece di alberghi, il livello sociale ed economico dei forestieri si è abbassato di molto; oggi che una crisi mondiale ci mangia vivi, è ovvio che a soffrirne sia il turismo povero. Quello ricco, non viene a Soverato almeno dal 1980: e fare che, verrebbe: una passeggiata? Ma ci sono gli emigranti in ferie, ci informa la Senza Cognome... errore: gli ex emigranti, oggi anziani, sono in pensione e non scendono più al mare, o nemmeno tornano al paese; i loro nipotini, ormai nati e residenti a Milano, e del paese del padre non si ricordano manco il toponimo, con molto meno di due settimane a Soverato se ne vanno ai Caraibi in aereo a costo stracciato; e lì non passeggiano... Fuori i numeri, però, non le chiacchiere degli anonimi. Ulderico Nisticò
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