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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Piccoli Comuni: l’ho sempre detto, io.
Ma veniamo ai Comuni. Se il Berlusca terrà fermo e non riusciranno a mettergli trappole tra i piedi o non si farà gabbare dai soliti moderati furboni, la faccenda tocca da vicino il nostro territorio. Affacciamo perciò questa premessa: da Squillace a Guardavalle ci sono meno abitanti che nella sola Lamezia, però sono divisi in 28 (ventotto!) Comuni. Riproduco qui di seguito una tabella, tratta da “Le valli del re Italo”, edito dal GAL nel 2004 con testo mio e la valida collaborazione di Maria Campisi, Gianni Casalinuovo e Orlando Donato.
Sorvolando sulla probabilità che moltissimi residenti non siano affatto domiciliati, e stando dunque alle cifre ufficiali, cadono sotto la scure della crisi: Argusto, Cenadi, Centrache, Gagliato, Olivadi, S. Floro; e ci vanno vicino anche Isca, Montauro, Palermiti, Petrizzi, S. Sostene, Torre R. Se la cosa vi può consolare, in Piemonte c’è un Comune di 13 (dico tredici) anime! Aggiungo ai microscopici, a occhio, Brognaturo, Fabrizia, Mongiana, Nardodipace, Simbario, Spadola. Mi fermo qui, però sappiate che la Calabria ha 409 Comuni per meno di due milioni di abitanti. Altro che scure! ci vuole quello strumento che, usatissimo dall’umanitario e illuministico Robespierre, però a mano, venne immaginato a vapore da Giuseppe Giusti: la ghigliottina. Che succederà, dunque? Eh, se ci avessimo pensato prima, con calma, studiando il problema con la buona volontà di risolverlo... e invece, come sempre, le cose ce le devono imporre. Beh, un embrione di unione c’è già tra Cenadi, Centrache, Olivadi e S. Vito. Avanti così: S. Floro può unirsi a Borgia; Gagliato, a Soverato, magari con assieme Petrizzi; Argusto, a Chiaravalle. E, coraggio, attacchiamo a Serra anche Brognaturo, Fabrizia, Mongiana, Nardodipace, Simbario e Spadola; e uniamo Cardinale e Torre: e così via. Io sarei per accorpamenti ancora più radicali: ma un passo alla volta. Prevengo i borbottii. 1. Come chiameremo i nuovi Comuni? Bah, spremetevi la fantasia, possibilmente senza fare appello a Scheria, isola dei Feaci. Per esempio, Serre invece di Serra. 2. Discorsi più seri: come faremo con gli uffici? Via, con un bel collegamento internet, e la posta certificata, così le carte arrivano anche a casa. 3. L’identità: ma l’identità non la fa il sindaco, la fanno la tradizione, la vitalità, la religiosità, l’amore per il natio luogo. Non servono sindaco, maggioranza e opposizione. 4. Vantaggi? La buona organizzazione di territori vasti, finora spesso in contraddizione tra loro. Comunque è (speriamo!) legge, perciò piangete pure, se volete, però, dura lex sed lex, ovvero obbedite e non c’è niente da fare. Meglio farlo volentieri, allora, e con criterio. Auguri ai nuovi e più vasti e più popolosi Comuni. Ulderico Nisticò
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