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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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E il mafioso se ne andò
Adesso io avrei legittimi motivi per aspettarmi qualche reazione. Intanto, una bella manifestazione antimafia segue cena, volta a dimostrare lo sdegno di laici ed ecclesiastici, di studenti e professori in pieni e remunerati progetti, di autori di libri grondanti lacrime... sdegno contro di chi? Ma contro la mafia che osa fuggire. Contro i giudici che lo hanno lasciato soletto? Ma no, non sta bene. I giudici, nella liturgia antimafia, sono sempre buoni, bravi, belli, intelligenti e coraggiosi; e non sbagliano mai. Sbagliano, invece, come tutti gli altri; non sono emanazione della ninfa Egeria come le leggi di Numa Pompilio; sono solo dei funzionari dello Stato, e, se fanno sciocchezze, devono pagare. Mi aspetterei dunque un’inchiestina, per esempio, del Consiglio Superiore della Magistratura (Iniziali Maiuscole), a carico di chi aveva il dovere, o almeno doveva farsi venire il buon senso si mettere un carabiniere, un poliziotto vicino al (presunto, tranquilli, presunto!) mafioso: magari aveva bisogno di un bicchiere d’acqua, non si sa mai. Qui infatti delle due è l’una: o ci troviamo di fronte a incredibile inefficienza, o ci sono leggi di così stupido garantismo da far cadere le braccia, e giudici così legnosi da non saperle aggirare. Non voglio neanche per scherzo accarezzare altre ipotesi. Un’inchiesta seria deve appurare le responsabilità, e, se accertate queste, assumere provvedimenti adeguati, onde evitare che qualche altro (presunto, tranquilli, presunto!) mafioso catturato torni in libertà o per fuga o – è successo anche questo - per errori nella stesura di ordinanze e sentenze. Avremo notizie, magari nel corso di una fiaccolata antimafia segue cena? Ulderico Nisticò
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