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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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ORGOGLIO E SUPERBIA
Detto questo, alla grossa, vi informo che la Calabria è piena di superbia, e lo è Soverato in massimo grado: la Perla, la Rimini, la terza città... In dialetto, vave, ovvero, gargia. La medesima Calabria è invece assai carente di orgoglio. Intanto, ignora di cosa essere orgogliosa, come spesso vi ho scritto a proposito di storia, arte, natura... Ma non sarebbe grave, perché chi ignora e sa di ignorare può sempre colmare le sue lacune. A questo punto, ahimè, interviene la superbia, ovvero u ciucciu è ciucciu pecchì si pensa ca sapa; soprattutto se in possesso di un pezzo di carta, di una laurea, di un titolo di prof dott avv ing. Costoro non vengono mai colti da alcun dubbio (sono laureati, accipicchia!), e, certi di non sbagliare e adornati del più ebete e fanciullesco sourir de la raison, non si correggono mai. Il peggio è la mancanza di orgoglio morale. Cos’è l’orgoglio morale? Ma capacità di dire “sì, sì; no, no” ai propri cani e a Sua Maestà il Re Imperatore, con la stessa tranquilla serenità e sicurezza di sé. E invece i superbi sono pronti a inchinarsi di fronte a chiunque detenga, magari provvisoriamente, un po’ di potere, e da cui potrebbero aspettarsi un favore. E dove ci vorrebbe orgoglio, ecco che belano come pecorelle. È per questo che i nostri capi non devono temere la pubblica opinione, e fanno i loro comodi. Tutti i capi, politici ecclesiastici presidi capistazione, sanno benissimo che nessuno oserà mai criticarli; al massimo, una languida protesta, senza far nomi, senza far nomi! L’orgoglio è invece saper rischiare l’inimicizia, l’astio, la vendetta strisciante, per affermare ciò di cui si è moralmente consapevoli. Non chiedete, o sfaccendati, se io lo faccio: lo sanno anche i muri, a Roma, a Catanzaro, in piazzetta e nei dintorni, se io colpisco i potenti per nome e “come vento che le più alte cime più percuote”. Perché tanto mi piace Dante? Perché era orgoglioso e politicamente scorretto, assai scorretto; infatti, ha scritto la sanguigna e tracotante Commedia, mica temini di Media o chilometrici sproloqui. A proposito, il poema consta di cento canti, mica solo quello di Paolo e Francesca: leggete come sbatte i papi corrotti a testa in giù e fuoco nei piedi! Anche noi, in Calabria, abbiamo bisogno di orgoglio, e tanto. Che si assuma una posizione, non da banderuole. O come chi in privato parla malissimo di X e poi si genuflette o gli regge il gioco. Sapete come si dice in dialetto? No? Peggio per voi. ed è solo un esempio. Ci serve gente che vada a testa alta di fronte al mondo. E che ognuno renda conto di sé: che ha fatto, dove, come, se ha scritto libri o canzoni, se ha rappresentato drammi, se ha segnato una rete in campionato, se ha lavorato, se ha mandato avanti una casa, una bottega... se può dire, ed è il massimo dell’orgoglio, “io mangio del mio”. Se no, è meglio stia zitto, e se apre bocca, è vuota superbia. Orgoglio è anche riconoscere le proprie colpe. E diciamolo pure che se vado contro senso in bici mi devono multare; come dovrebbero multare i ragazzi che scorrazzano con i motorini dalla marmitta truccata rumorosa e inquinante; o chi affitta gli appartamenti in nero; o i padroni di cani che non raccolgono le deiezioni dei loro quadrupedi; o quelli che non si fermano sulle strisce bianche di fronte alle Elementari di via Olimpia... Via, ci sono peccati più gravi! Mi multino, comunque, per l’orrendo reato ciclistico... Il problemino è che manca il soggetto, ovvero i vigili.Ulderico Nisticò
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