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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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I misteri della Certosa
Lo stesso per Ettore Maiorana, la cui sorte è tuttora ignota, e non si fece certosino; e nemmeno quel dissociato mentale di monsignor Milingo è mai stato a Serra. Smentiamo dunque le notizie giornalistiche e le voci popolari. Però, in tanti secoli, qualche giallo c’è stato: persino di delitti sono arrivate a noi le documentazioni; e molti ricorderanno che il priore degli anni 1970 si tolse la vita impiccandosi. Un certo fascino arcano avvolge i conventi in genere, e in specie le Certose, luoghi inaccessibili di penitenza, studio, eremitaggio... Profondo è il simbolismo del cimitero dei monaci: trenta tombe anonime, e solo uno di loro sa chi è il più antico da riesumare quando morirà il primo: sublime disprezzo della banalità della vita. Nelle Certose stanno uomini dalla vita intensa e difficile? Stendhal per un romanzo s’inventò quella di Parma che non esiste. Eppure i Certosini furono, fin dall’inizio, al centro d’Europa: niente di strano, se il singolo monaco è un solitario, e la loro comunità no. Brunone era un uomo di altissima cultura; in un momento di rifioritura della fede e della vita sociale, l’XI secolo, diede vita ad un Ordine colto e potente, fondando la Grande Chartreuse a Grenoble. In contrasto con i suoi stessi monaci (un evento comunissimo nella vivacità spirituale e culturale degli Ordini monastici medioevali), passò a Roma presso il suo antico discepolo allora papa Urbano II; e venne in Calabria a sostenere l’alleanza tra i Normanni e la Chiesa volta alla conquista e latinizzazione del Meridione ancora legato in gran parte a Costantinopoli, e della Sicilia saracena. Che sia venuto perché la Calabria era un deserto da anacoreti, è una bufala peggio di Hiroshima, oltre che un’offesa. Egli si collocò a due passi dei centri di Stilo, Spadola, Mileto, Squillace, e da quello che noi chiamiamo Muro Rotto. Ottenne possedimenti, e, i suoi eredi, furono feudatari; e vennero fondate, nei secoli, le grange dei SS. Apostoli, di S. Nicola, del Cece, di Finibus Terrae e la grande S. Anna di Montauro. Nel 1192 però il monastero passò ai Cistercensi, un Ordine più operativo che contemplativo (a loro si deve certo il toponimo Chiaravalle, come Clairvaux di san Bernardo, Clerville e tutte le Chiaravalle d’Italia); lo mantennero fino al XV secolo, quando, decaduto, venne in commenda; nel 1513 papa Leone X lo restituì ai Cartusiani. E qui altri misteri: chi sia stato il progettista della bellissima chiesa, attribuita, non so con quali argomenti, da qualcuno a Michelangelo o al Palladio, comunque in stile romano e assai simile a quelle gesuitiche; e, nella fontana monumentale, le figure ermafrodite, esplicite, quale simbolismo racchiudano. Allora la Certosa ebbe in feudo gli attuali comuni di Bivongi, Serra, Spadola, Montepaone, Montauro, Gasperina e la lontana Rocca di Neto, con potere temporale e potere canonico di nominare i parroci. Artisti da ogni dove vennero a lavorare per la Certosa; e i loro modelli sono all’origine dell’artigianato del legno, del ferro e del granito della tradizione serrese. Nel XVIII secolo, altra decadenza. Il terribile sisma del 1783 devastò gli edifici. Non manca la leggenda: una donna osò violare la clausura, entrando e travestendosi da maschio, e ciò scatenò l’ira della natura! Dispersi i superstiti monaci e saccheggiato il patrimonio, la Certosa risorse sotto Ferdinando II (1830-59), ricostruita in stile neogotico. Un’altra volta rischiò l’abbandono, verso il 1970, ma qualche intervento pubblico l’ha mantenuta in piedi. Era diventata un’attrazione turistica malamente intesa, anche se solo per maschi; oggi si può visitare anche dalle donne solamente il Museo, dove è stata ricostruita una celletta di monaco. È questo dunque il vero mistero della Certosa di Serra, come sia ancora in vita mentre altre e non meno, anzi più imponenti istituzioni monastiche sono appena ruderi dimenticati: in Calabria, la Sambucina, S. Eufemia, la Trinità, Corazzo, Pesica... La spiritualità cartusiana è più forte dei tempi. È per questo che due papi, dopo infiniti giorni di assenza pontificia dalla nostra terra, uno è venuto e l’altro verrà per la Certosa e per san Bruno; un onore che non toccò, per nostra incapacità e ancor di più quella delle gerarchie ecclesiastiche, quando nel 2007 si doveva celebrare san Francesco di Paola. Del resto il nostro santo passò quasi inosservato, e i soli che gli hanno reso merito sono stati i suoi Minimi. La Calabria se ne è scordata. Misteri calabri, come san Nilo, come la rivolta antifrancese del 1806, come Luigi Giglio, come Telesio. Colpa nostra, come al solito. Della Certosa si ricordano tutti gli altri, e il suo possente fascino supera e i secoli e i tentativi di metterla sul fumettistico. Ulderico Nisticò
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