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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Strade sì e strade no, e non contiamo un fico
Lo sapete tutti, lo vedete tutti, e può negarlo solo qualche spudorato politicante o imbecille buonista. Studiamo piuttosto le cause del fallimento. La causa delle cause è che il Basso Ionio non conta un fico secco. Non abbiamo, dalle porte di Catanzaro alle porte di Reggio, uno straccio di deputato, senatore, consigliere regionale; diamo i nostri voti al primo forestiero che capita, come hanno fatto quei poveri polli dei miei ex camerati (ma veramente lo erano stati?) con Chiarella che il giorno dopo li piantò in asso: polli! I deputati e senatori e consiglieri eletti anche con i voti del territorio spariscono da un’elezione all’altra, e i loro elettori non li cercano. Per esempio sono anni che non vedo manco per sbaglio Franco Bevilacqua e Giancarlo Pittelli; non che desideri vederli, s’intende, però sarebbe loro dovere affacciarsi ogni tanto a domandare se siamo ancora vivi. Vero che abbiamo avuto Soriero, Pino Nisticò, Chiaravalloti che erano di qui; ma essi non solo non si sono interessati del territorio, ma vi hanno fatto danni come del resto anche altrove nelle loro funzioni di sottosegretario o presidente di Regione. Ricordiamo lo svincolo di Argusto? Ricordiamo quando don Peppino ci ammollò il suo portavoce come assessore? Di Pino Nisticò, mi spiace, ma non riesco a ricordare nulla... mi correggo: voleva portare a Soverato una sezione dei Premi Nobel; la notizia riscaldò dal ridere i boreali gelidi Regni di Svezia e Norvegia. Non contano un fico i partiti locali, e perché non esistono, e perché i loro dirigenti sono degli Illustrissimi Signor Nessuno. Le scelte soveratesi e chiaravallesi e dintorni paiono dettate da fuori piuttosto che nascere da una qualche vita politica genuina. E ciò sia detto per la politica. La politica è un effetto della realtà sociale. Dal Corace all’Assi ci sono meno abitanti della sola Lamezia, però sono divisi in ventotto (28) Comuni, la maggior parte dei quali piccolissimi. Parliamo di economia. Ancora trent’anni fa Soverato era un centro industriale e commerciale, e, quando faceva turismo, di medio e persino alto livello; Chiaravalle vantava agricoltura di qualità, artigianato, servizi veri... sed haec olim fuere, ovvero non c’è rimasta memoria. In questo momento, spiace dirlo, ma le strade collegano il Nulla con il Niente! Studiamo infine se contano almeno le persone. Sapete tutti, cari lettori, che io sono spessissimo conferenziere o relatore in convegni che si svolgono, per non dire altro, in tutta la Calabria; e partecipo a vario titolo a molte attività. Ebbene, in ognuna di queste molte occasioni non mi succede manco per un attimo di vedere qualche Tizio, di Soverato, Chiaravalle e dintorni. Mai sentito dire che qualche Mevio del nostro territorio sia mai stato invitato altrove a parlare non dico di storia o letteratura, anche solo di gatti randagi! Eppure, a sentire soprattutto i soveratesi, Caio e Sempronio sono “grandissimi uomini di cultura”; e Questo o Quello “hanno un posto... “ alla Regione eccetera; toccate con mano, e vi accorgete che contano quanto il due di coppe quando la briscola è a spade, e non dico per cose importanti, anche solo per modesti servizi. Il nostro popolo, reso saggio – ahimè, troppo saggio – da una storia di cinquanta secoli, insegna, testualmente, u sula scarfa a cu’ vida; ovvero, se uno si chiude in casa, non lo prende, il sole! Che bisogna fare? Beh, almeno due cose: 1. Darsi da fare, uscire dal guscio, proporsi, imporsi, confrontarsi: vi assicuro, per diretta esperienza, che quasi tutti gli altri sono come noi o peggio di noi! 2. Eleggere a qualcosa qualcuno che non sia un Pincopalla anonimo; 3. Valorizzare quello che abbiamo, che non è poco: bellezze naturali, patrimonio storico... cultura che sappiamo produrre, socialità. E invece sapete che mondo corre? Che non appena si crea un po’ di gruppo, di comunità, di dialogo, ecco che qualche mascalzone interviene a seminare il solo seme di cui dispone, la zizzania; e con il solo strumento che ha, la calunnia. E trova sempre un pollo che ci casca! Diàbolos è colui che separa. Ulderico Nisticò
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