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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Strade sì e strade no, e non contiamo un fico
La Libera Università della Terza Età, e, ci tengono a dirlo, del Tempo Libero “Cassiodoro” ha inaugurato il suo diciassettesimo anno di vita: un vero miracolo, diciassette anni in cui ne abbiamo viste nascere e morire di associazioni! Complimenti a Grisafi, Iaria, Fiorita, la Montebello... e anche a me che, a parte il resto, tengo da sedici lezioni settimanali. Quest’anno, sarà storia greca e romana. L’inaugurazione, presenti moltissimi amici, assenti come al solito le autorità civili e religiose, è stata alla grande: una densa introduzione di Enrico Vaccaro, sociologo, una dotta e assieme chiarissima prolusione su Diritto e socialità di Alberto Scerbo, docente dell’Università Magna Grecia; il tema mi stuzzica a qualche riflessione. Soverato, che per almeno otto decimi è la Marina, è un insediamento nuovo, formatosi già nell’Ottocento con l’arrivo di famiglie di commercianti e imprenditori da tutto il Meridione, ma soprattutto da una seconda ondata assai più recente, non può avere la socialità naturale ereditaria dei borghi antichi, fatta di parentele, comparaggi, vicinato. Le parentele sono rare, e, quel che più conta, non costituiscono, in genere, un punto di riferimento né in negativo, come obblighi e legami, né in positivo come alleanza e sostegno reciproco. Del resto quasi tutti gli ultimi arrivati non hanno parenti nemmeno. La pessima svolta dell’urbanistica soveratese dagli anni 1970 con la 167 e in genere i quartieri dormitorio – via Amirante, via Trento e Trieste, Cuturella, Panoramica, e oggi anche Mortara – ha impedito i vicinati naturali, le vecchie rughe; e manca una piazza come luogo ovvio di incontro; né supplisce il Lungomare, che, per la sua natura di “lungo” separa più che far incontrare. Alla carenza di socialità spontanea si risponde, in qualche modo, con le socialità artificiali, cioè le associazioni. Queste sono in verità numerose: Afadi, Biblioteca donne, Exallieve M. Ausiliatrice, Fidapa, Grillo, Lyon Soverato, Lyon Squillace, Misericordia, Mogli medici, Mosaico, Osservatorio, Pacicca, Paolo Orsi, Proloco, Quartiere Arenile, Quartiere Bonporto, Quartiere Caramante, Quartiere Corvo, Quartiere Torrazzo, Rotary, Scuole di danza, Sognattori, Soroptmist, Spazioscenico, Terza età, Unitalsi, Nuova Zampagallo; e mi scuso se ne ho scordata qualcuna. Altra cosa è se tutte esistono davvero e operano. Il loro limite è la separatezza: ognuno per sé, nessuna collaborazione. Inesistenti i partiti o movimenti politici. Da un pezzo non si hanno notizie di entità o defunte o esistenti solo sui giornali amici: Amici San Gerardo, Croce rossa, Exallievi salesiani, Magna Grecia, Quartiere Poliporto, Quartiere Portosalvo, Quartiere Suvararo, Rotaract... Infatti le socialità artificiali soffrono di tutte le debolezze delle cose artificiali: come si assemblano, così si rompono. Basta che l’animatore si disanimi; o che due litighino; o che qualche manina pendula e lingua di vipera intervenga a mettere zizzania (diàbolos è colui che separa!)... o, in qualche caso, che si senta un qualche lieve odorino di soldi e simili. Abbiamo bisogno di socialità, a Soverato. Sotto a chi tocca, e difendiamoci da mestatori, invidiosi, superbi e separatori di professione. Ulderico Nisticò
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