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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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NOTIZIE DI VARIA UMANITÀ
* * * Intanto scrive un altro bel libro don Franco Galeone, che tutti ricordiamo preside del Liceo e professore, e ha la bontà di inviarmelo in dono. I precedenti lavori di don Franco sono ponderosi tomi di teologia e filosofia, destinati inevitabilmente a un pubblico particolare; questo, dal curioso titolo, “Un prete... sto per educare raccontando”, Spring ed., p. 367, pare più vicino alla letteratura; ma è solo un modo raffinato per esprimere profonde riflessioni desunte sì dalla scienza pedagogica e psicologica, che tuttavia trasudano le due squisite caratteristiche salesiane di don Franco: l’amorevolezza e la pratica di molti decenni di insegnamento e di vita in mezzo ai giovani. Un bel lavoro di letteratura è la forma narrativa, che sa divenire anche misurata e delicata confessione della condizione di prete nel mondo contemporaneo con le sue problematiche; e che è piacevole e accattivante come un racconto. Don Galeone affronta l’eterna questione dell’educare come capacità di far crescere dalla fase infantile a quella del senso di responsabilità e del reale; con il giusto mezzo tra i due estremi della freddezza e dell’eccessiva indulgenza; dell’oppressione e dell’assenza; e con la finalità di educare alla difficile condizione della libertà, su cui si innesta la corretta educazione alla religione. Il volume si onora delle prefazioni del cardinale Crescenzio Sepe, del vescovo Pietro Farina e di don Tonino Palmese. Lo chiudono interessanti statistiche. * * *
Vado a un convegno di micologia a Brognaturo, dispiaciuto di non poter restare a pranzo di funghi per la conferenza sul teatro all’Oktoberfest assieme a Maurizio Paparazzo, Tonino Pittelli e Claudio Rombolà. Mi chiedono di parlare, e io, che di funghi m’intendo solo come utilizzatore finale (ahi!), pur pongo il problema di come far uso di questo nostro patrimonio antico anche a scopo turistico. Il collega Maurizio Siviglia mi regala, nel salutarmi, un suo pregevole lavoro: “Piante selvatiche. Riconoscerle e raccoglierle”, in proprio, con prefazioni del prof. Giovanni Spampinato e di Tonino Carchidi. È un libro scientifico che, dopo una densa Introduzione, procede per schede, ciascuna con nome latino, immagine a colori, descrizione botanica, nome volgare e, quando noto, dialettale, caratteristiche e utilizzazione in gastronomia. Sono ben 119 piante, alcune rare, altre comuni, ma di cui magari non conoscevamo gli aspetti scientifici. Chi se lo immaginava che a gurraina, ottima con il riso, è la salutare Borago officinalis con quel che segue? Pagina 20. Lavori come questo di Siviglia aiutano a conoscere quel territorio interno e montuoso che è così larga parte della nostra Calabria, e che abbiamo troppo dimenticato.Ulderico Nisticò
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