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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Crisi di governo ed effetto domino
Se cade definitivamente Berlusca a Roma, chi lo sa se non si verificherà un bell’effetto domino ovvero a cascata in tutto il resto della patria? Alla Regione Calabria, per esempio, dove già si avvertono scricchiolii? Al Comune di Soverato, dove pare che gli spifferi siano tutt’altro che venticelli? Non sono di spirito profetico dotato come Gioacchino, affaccio solo qualche non del tutto infondato sospetto; e mi pare improbabile che le cose cambino a palazzo Chigi e restino tranquille a palazzo Campanella o in piazza M. Ausiliatrice. Quello di cui sono moderatamente sicuro è che un governo Monti con tutti in barca difficilmente sarà di lunga e sana durata. Tutti d’accordo, in politica, significa d’accordo nessuno. Un governo appiccicaticcio era quello di Prodi, ed è stato in piedi malamente e pochissimo. Se non a gennaio, potremmo andare a votare in primavera. Già, ma votare per chi? Per liste di partito, e senza manco ci siano i partiti? Dunque per liste messe assieme da politicanti e loro delegati? E trovarci in lista dei Pinchipalli che come che vada diventeranno deputati e senatori? Eh, non sono certo nostalgico delle preferenze, fonte della peggiore corruzione. A me le liste bloccate stanno anche bene, purché le scelte si compiano prima. Facciamo le primarie? Ma no! Funziona, questo sistema, negli Stati Uniti per due motivi solo in apparenza contraddittori: quasi tutti gli Statunitensi sono fedeli agli Stati Uniti e alla costituzione o così dicono; e tutti i repubblicani sono per nascita repubblicani e tutti i democratici sono democratici, e un passaggio da un partito all’altro è un caso rarissimo dal 1776. Alle primarie dei repubblicani non si presenterebbe mai un democratico a votare, e viceversa. In Italia, e in Calabria soprattutto, avverrebbe di tutto, a cominciare da cambi di casacca più vorticosi delle pale eoliche, e ricambi subito dopo. Voterebbero i tesserati? Ragazzi, avete mai sentito parlare di Democrazia Cristiana e dei signori delle tessere fasulle? Ma ci sono modi più sicuri e spicci di fare una specie di primarie. Quali? Per esempio, incontrare Franco Bevilacqua a chiedergli, ma pubblicamente e ad alta voce, il rendiconto della sua attività di rappresentante del popolo; e se dovesse rispondere che ha procurato soldi per due cosarelle, fargli notare che il compito di un parlamentare è assai più nobile e complesso della prassi di ricattare il governo per buscare briciole di contributi, ed è farsi interprete dei bisogni profondi del suo collegio, cioè saperne di politica. Sotto tale aspetto, il nostro amico è stato dal 1994 del tutto assente. Ovviamente questo è un mio parere: se il Bevilacqua non lo condivide, può sempre scrivere un pezzo in apologia di se medesimo, se ha argomenti. Se non risponderà, vorrà dire che io ho ragione. Quanto a Giancarlo Pittelli, assente anche lui da più anni, almeno si è chiamato fuori da solo, e tanti saluti. Quanto a Soriero, può candidarsi ad Argusto, cui ha regalato quello sperpero di soldi miei che è lo svincolo verso il nulla eterno. Tutto questo, in negativo. In positivo, diciamo che vanno considerati i meriti e le qualità: se non candidiamo Soriero, Pittelli e Bevilacqua, e al loro posto vanno Mevio, Tizio e Caio uguali, non cambia niente; e lo stesso se candidiamo dei parolai bravi a promettere sfracelli e che non potrebbero portare a testimonianza né comportamenti usuali né singole azioni.Ulderico Nisticò
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