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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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150mo, occasione perduta
Ma devo raccontarvi un fatto boccaccesco. Qualche giorno fa mi giunge telefonata al cellulare da un amico molto dotato di crudele ironia, e mi dice così: “Caro professore, mi chiamano dal paese di Sinopoli; aspettavano un certo forestiero – e mi fa il nome – mandato dalla Regione, il quale ha dato loro buca; ora vorrebbero lei perché pensano che non c’è di meglio in Calabria”; rispondo che avrei fatto volentieri da tappabuchi gratis, anzi a spese mie (circa 250 km tra andata e ritorno), al posto del pagato dalla Regione, ma purtroppo avevo già un impegno. Ci facciamo due ironiche risate; significo la mia ironia subito all’assessore Caligiuri, il quale o non la coglie o finge di non coglierla. Dunque persino la Regione fa qualcosa? Ma no, senza questo episodio nemmeno lo venivo a sapere, né io né il resto della Calabria. Ma torniamo a noi. Che si poteva fare? Intanto raccontare come andarono le cose: andarono per circostanze di politica internazionale e contrastanti interessi francesi e inglesi; l’unità politica ci voleva, però non centralista, bensì confederale e federale come pensavano quasi tutti; lo sviluppo del Piemonte veniva pagato dallo sfruttamento degli operai, ignoto a Pietrarsa e Mongiana; il Meridione non era povero, però male organizzato politicamente e socialmente; la passività di Ferdinando e Francesco nel 1858-60 è il peggio dei vizi meridionali, il rinvio; Volturno e Garigliano sono battaglie tra eserciti e sentimenti, e meritano ricordo, e non i buoni e i cattivi; i briganti non si “ribellarono alle ingiustizie sociali” (avrebbero aspettato il 1861?) ma ai Piemontesi e ai liberali, e sono soldati politici... più i briganti genuini; Bologna e Parma si annessero a Torino tra gli applausi, per domare il Meridione occorsero dieci anni di guerra sanguinosa e 60 battaglioni; il Sud iniziò allora la china verso l’attuale situazione di comodissimo sottosviluppo, in cui la borghesia voltagabbana, la stessa del 1860, pilucca stipendiucci e tace, politicanti in testa. Io, sempre a mie spese, ho fatto tutto quello che ho potuto, e anche di più: Bari due volte, Cardinale, Casarano (Lecce), Catanzaro molte volte, Chiaravalle più volte, Cortale, Cosenza tre volte, Cropani, Crotone due volte, Davoli, Gagliato, Gioiosa, Lamezia più volte, Montauro, Montepaone, Motta Filocastro, Palmi, Petrizzi, Pizzo, Reggio due volte, San Vito, Santa Severina, Serra s. Bruno, Siderno, Soverato molte occasioni, Spadola, Squillace, Tiriolo… e scusate se scordo qualcosa; e ancora mi mancano, per finire l’anno, Squillace, Taranto e altro; ho fatto rappresentare tre lavori teatrali; ho scritto non so quanti articoli. Insomma ho fatto mille volte più io da solo e di tasca dell’intera Regione Calabria con i soldi ma senza idee e senza l’umiltà di chiedere e accettare suggerimenti. Ormai se ne riparla nel 2061, chi ci sarà. Ulderico Nisticò
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