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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Soverato senza treni
Soverato è senza treni, è senza un sacco di altre cose, tra cui ricordo solo l’ospedale, che, pezzo pezzo, sta facendo la fine del suo gemello di Chiaravalle. Ci dev’essere una ragione profonda di questa lenta... anzi nemmeno tanto lenta decadenza, e vediamo di studiarla. La Soverato storica aveva le seguenti fonti di reddito, che la facevano, secondo i tempi, ricca: i grandi commerci verso 40 paesi interni; gli imprenditori del legno, degli agrumi, dell’olio; le industrie: Quarzo, Armida, SILPA...; l’artigianato di qualità; le scuole; gli uffici e servizi pubblici; un turismo di buon livello, a tratti ottimo. Di tutto ciò restano solo le scuole, e quel poco di chiasso agostarico che gli ottimisti chiamano ancora turismo e Perlucce; il resto, non è nemmeno un ricordo, e potete scommettere una cena ottima come quella di ieri sera con la Banda Musicale di Davoli (senza nulla togliere al pranzo con quella di Soverato!) che il 90% degli attuali abitanti dell’offuscata Perla il Quarzo e il quarzo non li ha mai manco sentiti nominare. Dormitorio di impiegati, ecco a cosa si è ridotta quella che era una delle località più produttive del Meridione! Non avendo peso economico, non contiamo niente. Peggio andiamo con la rappresentanza. Soverato non ha mai avuto un consigliere regionale, oggi non ha manco uno provinciale; i Perlici votano, infatti, per i forestieri. Priva di una voce che si levi ogni tanto a dire qualcosa, si deve affidare Soverato o a fantasmi politici come Bevilacqua o leggende urbane di cui ho toccato con mano l’inconsistenza. Stampa e tv soveratesi non assolvono bene al compito di informare e di pungolare. Le pagine di Soverato dei giornali locali grondano buonismo infantile, felicità obbligatoria e uno spruzzo di clericalismo: mai una critica seria, mai una problematicità. Sembra di vivere nell’Eden senza serpenti! Grazie a Soveratoweb che ospita coraggiosamente anche polemiche. Insomma se ci tolgono un treno o tutti i treni, zitti e rassegnati. Tanto la maggior parte dei Soveratesi non va da nessuna parte se non per forza: fidatevi di uno che è dovunque in Calabria, e della Suddetta Perla non vede mai un’anima, e non dico tra i relatori, figuratevi, dico nel pubblico. Quanto ai treni, ma sono decenni che si mira all’eliminazione della linea ionica; e non protesta nessuno da Reggio a Taranto; anche dove hanno un politico, non è che i deputati e senatori meridionali contino un fico. Eh, già verso il 1880 i parlamentari del Mezzogiorno venivano chiamati gli ascari, intendendo truppe coloniali al servizio del dominatore; ma era un’offesa ingiusta per gli ascari, i nostri valorosi e soprattutto orgogliosissimi soldati eritrei, somali, libici e poi anche abissini! Insomma, almeno due terzi dei mali del Sud sono colpa nostra. Ulderico Nisticò
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