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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Parliamo seriamente dell’Ospedale
Colgo l’occasione per complimentarmi con le Forze dell’ordine – verso le quali non sono stato sempre tenero – che hanno fatto quel che si deve fare. È così che si combatte l’illegalità, non con i convegni antimafia segue cena! Ma aspettiamo di sapere come andrà a finire. Parliamo ora di Ospedale. Ragazzi, ve l’ho spiegato in tv e per iscritto: se Soverato non conta un fico secco, non ha rappresentanza, non si sa più manco che esista, cosa vi aspettate? Le decisioni le prendono altrove, e a noi è già cortesia se ce le comunicano. Rappresentanti non ne abbiamo; deputati e senatori eletti con i voti di Soverato, penso siano vivi solo per difetto di notizie contrarie. È venuto anche il turno di Soverato di una bella manifestazione a colpi di La sanità è un diritto costituzionale, l’Ospedale non si tocca, ci batteremo fino alla morte… poi si farà una certa ora, e tutti a pranzo. Esattamente quello che è successo, per non andar lontano, a Chiaravalle, con gli ottimi risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Ne abbiamo viste, di proclamazioni: e l’Ospedale di Chiaravalle è al 90% chiuso. Un po’ di cronachetta. Negli anni 1970 gli ospedali in Calabria erano come i sigari e le croci di cavaliere secondo Giolitti: non si negavano a nessuno. E non solo, ma ognuno aveva la sua brava Unità Sanitaria Locale (USL), con presidente, vice, comitato di gestione, assemblea, rimpasti, crisi, stipendi e mangia mangia. Erano la bellezza di 32 (trentadue!); poi scesero a 11, infine spuntarono le ASP, solo 5. Nella Valle dell’Ancinale, un ospedale a Soverato, uno a Chiaravalle, uno a Serra, con periodicità di 16 chilometri! A quei tempi, Democrazia Cristiana e Partito Socialista, con l’accordo di comunisti, liberali, repubblicani, socialdemocratici, lobby e logge, i soldi li stampavano come fossero volantini. E giù “pianta organica”, poi “ampliamento della pianta organica”, cioè l’assistenzialismo più sfrenato. Poi venne l’euro, e finì la pacchia craxiandreottiana. Intanto la medicina progrediva a razzo rispetto a quegli anni, e i nostri ospedalicchi restavano agli anni 1970 senza il benché minino aggiornamento serio; e tutti quelli che gridano l’Ospedale non si tocca, se hanno la bua, anche un lieve mal di testa, vanno a farsi curare a Milano! Sed haec olim fuere, ovvero acqua passata che non macina mulino. Parliamo di oggi: che vogliamo e possiamo fare dell’Ospedale? Secondo me: 1. Non approfittare della faccenda per farsi propaganda elettorale e magari promettere posti a qualche pesce scemo che ancora abbocchi; Ulderico Nisticò
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