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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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L’ultimo rifugio di Dante Alighieri
Dante, dovete sapere, che veramente ha detto male di Islam ed Ebrei, le rare volte che se ne ricorda. Maometto, ritenuto un cristiano scismatico, viene eternamente da un diavolo tagliuzzato fino all’inguine; ma gli va tutto sommato meno male che a Bertrand de Born, il quale, nella stessa bolgia, viene decapitato, porta la testa come una lanterna, se la riappiccica, e giù nuovo taglio: e non era né ebreo né arabo, anzi un nobile cavaliere e poeta, e, come si diceva una volta, ariano puro. Come la mettiamo? Anna e Caifa, ebrei, sono crocifissi e calpestati dagli ipocriti; ma Vanni Fucci, il più raffinato bestemmiatore della poesia universale, ma punito per ladro sacrilego, viene mangiato dalle serpi: ed era di Pistoia, di cui dice di essere stato bestia in una degna tana. Di Firenze sua patria Dante, dicendo tutto il peggio possibile, si augura un massacro a opera dei vicini; spera che le isole anneghino Pisa; e che qualcosa disperda nel mondo i Genovesi, il cui nobile Branca d’Oria (Doria) è sì all’Inferno, però cammina tra i vivi con un diavolo in corpo in luogo della sua anima. Eccetera, e ripassatevi, o leggete, Inferno e Purgatorio. Anche in Paradiso, però, ce n’è per tutti. Tutti, compresi i papi conficcati a testa in giù con i piedi bruciati; e cardinali, arcivescovi, vescovi, parroci e monaci a tutto spiano. Non manca del resto una visione europea: Inglesi e Scozzesi cono detti folli; i Tedeschi, alla faccia della razza ariana, “lurchi”, mangioni; la Francia, peggio; mentre il re di Rascia (più o meno la Croazia) è chiamato falsario di zecchini. Tutto sommato gli Ebrei se la cavano con poco, a parte l’essere detti colpevoli di aver crocifisso Cristo, il che si legge nei Vangeli: volete vedere che aboliranno pure i Testi Sacri? È politicamente scorretto, l’Alighieri, nei confronti degli omosessuali, se Brunetto Latini, suo maestro, corre sotto una pioggia di fuoco; e delle donne, che, se “realizzano la loro sessualità” (traduzione politically correct di più corpose espressioni goliardiche) finiscono frustrate da diavoli masochisti, e immerse nello sterco. Secondo me Dante si salva ancora per ignoranza, nel senso che il Consiglio d’Europa ignora la Divina Commedia. Ah, dimenticavo: anche il comportamento personale del Sommo non è dei più presentabili secondo i programmi della Scuola Media. Chiamato alle armi, non si dichiarò obbiettore di coscienza e manco optò per il servizio civile, bensì partecipò con entusiasmo alle battaglie di Campaldino e Caprona, e nemmeno se ne pente, anzi ne mena gran vanto. Vero che ama castamente Beatrice, ma, a sentire lui, era uno sciupafemmine da ragazzo; e via, quando dice che Gentucca lucchese gli farà piacere la sua città non credo volesse dire che la signora gestiva un’agenzia turistica! Insomma, un tipaccio, questo padre della lingua italiana, e frequentatore di bettole insieme a Forese Donati; e un borioso che si vantava nobile, e lo piglia per il naso Cecco Angiolieri! Prima o poi dai banchi di scuola lo toglieranno davvero. E quando sarà, allora scatta la mia proposta, ovviamente manco presa in considerazione dal competente assessore che in tutt’altre faccende affaccendato a queste cose è morto è sotterrato: non è Dante, è solo il Giusti. Ma veniamo al dunque. Se cacceranno Dante dal resto d’Italia, accogliamolo in Calabria. Di noi, caso davvero raro nella storia passata e contemporanea, egli non disse male, tutt’altro; solo una volta, critica un pochino il vescovo di Cosenza a proposito del corpo di Manfredi, però Cosenza non c’entra nulla, e Pignatelli era napoletano. E poi, via, il numero tre, i simboli del Liber figurarum, le stesse tre belve, il sabatizzare… sono tutte cose che Dante prese da Gioacchino da Fiore, “il calavrese abate Gioacchino di spirito profetico dotato”. Mica è poco! Proposta accettabile? No: in tutti i circa quindicimila versi della Commedia non c’è manco un accenno antimafia segue cena; e in Calabria, si sa, per cultura s’intende solo un convegno, una marcia, una cena antimafia. Povero Dante, manco in Calabria, allora! Non resta che creare una società segreta di lettori della Commedia, con particolare gusto per i passi più trasgressivi. Ci riuniremo di notte in qualche anfratto delle Serre, e, a turno, ci svagheremo a leggere terzine antidemocratiche, organicistiche, tradizionaliste, preconciliari, reazionarie, peccaminose. Oppure scriveremo canti aggiuntivi ispirati a questo 2012: ma niente Inferno, niente Paradiso; qui c’è solo un lungo e noioso Purgatorio. Ulderico Nisticò
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