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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Due (presunti) giudici (presunti) mafiosi
Di chi parlo? Dei (presunti) giudici (presunti) mafiosi Giglio e Giusti: ironia dei nomi! Uno è già in presunta, no, in autentica gattabuia; l’altro lo sta raggiungendo in queste ore, arrestato... per ordine della mafia, della camorra, della jacuzia? No, del giudice milanese dott.ssa Boccassini. Un po’ di pazienza, vediamo come va a finire. E bisogna, in fondo, avere fiducia nella magistratura... di Milano. Ah, scordavo che un altro giudice di Reggio è sotto inchiesta e ne è stato chiesto il trasferimento perché incompatibile con l’antimafia. Da chi è stato chiesto? Dalla mafia? No, dal Consiglio superiore della magistratura! Ragazzi, sono (presunti) guai loro! Ora però riflettiamo. Su cosa? Sull’ideologia dei convegni, delle marce, delle cene, dei temi, dei libri antimafia (ovviamente, segue cena). Questa ideologia, mille volte ripetuta a memoria dai vari relatori (presunti, o sedicenti) antimafia segue cena, si fonda su due radicatissimi luoghi comuni, proprio da tema in classe di prima media: 1. I mafiosi non sono andati a scuola, e perciò, essendo ignoranti, sono diventati mafiosi: se diplomati, sarebbero santi; la cultura, come ripete sempre l’assessore alla cultura (antimafia: sorvoliamo) Caligiuri, è l’unica arma contro la mafia. 2. Il mafioso è frutto di un ambiente degradato, ed è molto povero. Orbene, i (presunti) giudici attualmente al gabbio (non presunto, genuino) sono andati a scuola dall’asilo all’università; hanno conseguito la laurea e vinto un arduo concorso: come la mettiamo? 2. I (presunti) giudici beccano mensilmente uno stipendio da re Creso e privilegi vari, perciò non hanno alcun bisogno di soldi: come la mettiamo? La mettiamo con l’evidente spiegazione che il povero Socrate e chi con lui si sbagliano: l’uomo non pecca o delinque per ignoranza, ma per malvagità, per avidità, per una escort (in napoletano, zoccola), e, come si diceva prima dei fumi (presunti) teologici e delle botte di pelagianesimo, per la debolezza del peccato originale; e ciò non ha niente a che vedere con l’istruzione e i libri letti... o scritti. Altra dimostrazione che i convegni antimafia segue cena non servono a niente, anzi fanno da copertura e alibi alla mafia. Concludiamo con una proposta. Quando verranno processati i giudici Giglio e Giusti (e via con le battute), la Regione Calabria, e in particolare l’Assessorato alla cultura si costituiscano parte civile allo scopo di farsi restituire gli eventuali emolumenti intascati dai due per manifestazioni antimafia, compresa la cena. E intascati da quelli che li hanno invitati. Secondo voi lo faranno? Mai! Mi risponderanno? Ri-mai! Del resto non mi leggono: sono tutti impegnati in convegni antimafia segue cena. Buon appetito. Ulderico Nisticò
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