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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Calabria e Roma
(sintesi del tema sviluppato nella conferenza stampa della Fondazione Calabria
Roma Europa)
Cassiodoro di Scolacio, segretario di Teodorico, poi primo ministro dei re ostrogoti, conduce una politica “italiana” contro i Franchi e l’Impero d’Oriente; fallita questa, trascorre una lunga vita tra gli studi. È tradizione che nove dei primi papi siano calabresi, ma solo sicuro è l’antipapa Giovanni Filagato di Rossano del X secolo, mentre s. Nilo porta a Grottaferrata il monachesimo greco. L’intesa con i Normanni conduce alla rilatinizzazione e restituzione alla Chiesa Romana delle diocesi calabresi. Gioacchino da Fiore, pur in mezzo a pesanti ostilità di teologi e Curia, segna con il suo pensiero la teologia del XII secolo e dei seguenti fino a Dante, Colombo e a richiami contemporanei più o meno fondati. Nell’Umanesimo e Rinascimento sono numerosi i dotti calabresi in Roma, tanto che si potrebbe parlare di un circolo calabrese attorno al cardinale Guglielmo Sirleto, con lo storico Barrio, il poeta Grano, i matematici Antonio e Luigi Giglio riformatori del calendario… Troveremo a Roma anche Gregorio e Mattia Preti, Francesco Cozza, il Campanella, Agazio di Somma, Gian Lorenzo Anania, Marcello Anania, Giulio Cesare Destito, Gian Vincenzo Gravina fondatore dell’Arcadia… Del Sirleto ricorre, il 2014, il quinto centenario della nascita: si spera che la Calabria non lo scordi come ha fatto invece con numerose occasioni perdute, tra cui lo stesso s. Francesco di Paola. Il cardinale Fabrizio Ruffo, prima della sua epica vicenda di creatore delle Masse di Santa Fede e liberatore del Regno dall’invasione francese, fu amministratore dello Stato Pontificio. Il 20 settembre 1870 comandava la batteria che abbatté Porta Pia il tenente Carlo Amirante nativo o di Soverato o di Cardinale, poi sacerdote e sulla strada della beatificazione. Non sono del tutto mancati politici calabresi nella storia postunitaria. Merita un cenno Giovanni Nicotera. Quadrunviro della Marcia su Roma e ministro fu Michele Bianchi; ministro fascista Luigi Razza. Nelle cronache contemporanee ebbero momenti di notorietà il Mancini e il Misasi. Nella numerosa e spesso qualificata emigrazione calabrese verso Roma brillano molti funzionari, magistrati, docenti, professionisti. Le prospettive di una tale riscoperta di rapporti antichissimi sono evidenti: un’accorta politica culturale, sinora assai carente in Calabria, accompagnata da una meditata riorganizzazione dell’offerta, può attrarre un turismo intelligente e fecondo dalla Capitale con turismo culturale e archeologico; viaggi d’istruzione di scuole e università; soggiorni di svago e salute per gli anziani e le famiglie; disponibilità di ambienti per la cinematografia; soggiorni balneari e di sport invernali. Ulderico Nisticò
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