|
Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
Numero 390 - Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it |
Il centenario di Sirleto
Guglielmo Sirleto nacque da una buona famiglia di Guardavalle quando il borgo era casale della dotta Stilo. Si vuole che la madre fosse una Politi di Cropani, ma sarà oggetto di studio. Avviato agli studi e mostrando subito una poliedrica e profonda capacità d’intelligenza e metodo, eccelse nelle lingue classiche e nell’ebraico, divenendo prefetto della Vaticana e protonotario apostolico. Nel 1565 Pio IV lo creò cardinale. Alla morte del papa, Carlo Borromeo propose il Sirleto per l’elezione al Soglio, che ottenne molti consensi, ma non quanti occorrevano: il Conclave elesse il cardinale Ghisleri, che fu s. Pio V. Questi però dichiarò di non voler accettare la tiara se non fosse stato certo dell’accordo del Sirleto. Nel 1572, morto Ghisleri, ancora il Borromeo propose Sirleto; ma prevalse Ugo Boncompagni, che fu Gregorio XIII, il riformatore del Calendario. Infine nel 1585 i cardinali preferirono Felice Perretti, Sisto V, il “papa tosto”. Tra le cause della triplice mancata elezione, c’è forse anche che Sirleto non era di famiglia feudale e potente (ma anche il Peretti era figlio di contadini), e che, se lo “presentava” un Carlo Borromeo già in fama di santità, non pare fosse sostenuto dal re di Spagna, di cui era suddito. La vera ragione fu che il cardinale calabrese era un uomo di straordinaria dottrina teologica e letteraria, ma i tempi non richiedevano un papa dotto, bensì uomini energici e capaci di districarsi tra le monarchie europee, e difendere la Chiesa dalle minacce dei protestanti e dei Turchi. Lo Spirito Santo soffia dove vuole, e sa quello che fa! Nelle attività a lui più congeniali, Sirleto eccelse. Animò un'accademia filologica che chiamava "Noctes Vaticanae". Amico del Borromeo, sostenne con la sua dottrina e l'esempio l'opera del Concilio Tridentino e la riforma morale della Chiesa. Fu vescovo di S. Marco [Argentano], quindi, dal 1568 al ’73, di Squillace, dove fondò il Seminario, e, mai dimentico della Calabria anche nei molti impegni romani, tentò di restituire vita ai decaduti conventi greci. Per suo impulso nacque un Ordine Basiliano, anche se è invalsa l’abitudine di chiamare, in maniera imprecisa, basiliani i monaci greci cenobiti. Il Sirleto morì in Roma il 6 ottobre 1585. C’è materia per anni di lavoro e di studi: rapporti con la Diocesi di Squillace, con Roma e la Milano di san Carlo Borromeo, S. Marco Argentano; le biblioteche romane in cui si trova la sua opera e quelle dei suoi eredi vescovi; bibliografia e raccolta di documenti; celebrazioni religiose e culturali. Soprattutto, è un’ottima occasione per tappare la bocca a tutti quelli che, leggicchiando libri di testo omaggio, ripetono la favola dell’isolamento della Calabria. Proprio il Sirleto radunò attorno a sé a Roma una sorta di circolo dei Calabresi, tra cui lo storico Barrio, il poeta latino Grano, e Antonio e Luigi Giglio, i riformatori del calendario che oggi si chiama gregoriano. Al lavoro, dunque. C’è spazio per tutti, ma occorrono strumenti. Sotto a chi tocca, a cominciare dalla Regione, che una volta tanto, invece di foraggiare le sfilate antimafia segue cena, potrebbe intervenire a fare cultura intesa nel senso vero. Ulderico Nisticò
Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it |
SoveratoWeb.Com - Il Portale di Informazione del Soveratese
|