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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Fantasia, e niente piattume
Ne parlo ai lettori perché il libretto vale la pena di leggerlo, ma anche per una ragione di critica letteraria in genere. Incuriosisce che una ragazza, e sia detto senza escludere i maschi, anzi, volendo intingere la penna nell’inchiostro e scrivere, segua una strada così diversa dai lucchetti e bacetti, dai predicozzi sull’emigrazione, sui malati, sui drogati, insomma su tutto quel piattume che ahimè aleggia tra gli scaffali delle librerie e di conseguenza sugli schermi del cinema e tv… e soprattutto sui banchi di scuola con tracce di temi sull’inquinamento, il disagio giovanile, la tossicodipendenza, il razzismo eccetera, cioè quelle cui fanno ricorso i miei ex colleghi a corto di migliori e più umane idee. Niente niente sta tornando la poesia come esaltazione dell’anima, come creazione di sogni? Sarebbe ora, dopo mezzo secolo di letteratura depressa e deprimente, cui fa riscontro uno stile altrettanto noioso e una lingua da pratiche burocratiche. Fossero almeno drammi e tragedie! Macché! Mutuando Aristotele, il quale insegna che la tragedia è “ta pathe ton heroon”, le grandi passioni sventurate degli eroi, io posso dire che la letteratura e il cinema d’oggi sono “hoi tapeinòi ochloi ton idiotòn”, ovvero i miseri fastidi dei disgraziati qualsiasi, quotidiani, prevedibili, banali: insopportabile! Ulderico Nisticò
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