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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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I prezzi calano?
Già ai tempi della lira, i prezzi erano senza il minimo controllo. Tutto aumentava di costo, e tutti cercavano di guadagnare di più. I vari Andreotti, Ciampi e simili ricorrevano al trucco dell’inflazione, stampando carta moneta come volantini e coriandoli. Arrivò poi l’euro, che, se al mondo c’è una logica, avrebbe dovuto provocare la deflazione, cioè una moneta solida e di circolazione rallentata, con stabilità di prezzi. La nullità della politica fece sì che si verificasse un fenomeno mostruoso e di rara stupidità: l’inflazione in presenza di una moneta forte. Il 2 gennaio 2001 quello che prima costava 1.000 lire, e doveva costare 0,52 euro, costò 1 euro, cioè 1936,27 lire: quasi il doppio! Oggi il pane costa, a Soverato, come fossero più di 4.000 lire. Tutti cercarono dunque di avere più euro: ma nessuno si vide raddoppiare le entrate mentre raddoppiavano le uscite; e la famiglia che con due stipendi era benestante oggi è in difficoltà o vicino alla povertà. Davvero un bell’affare. Proviamo a sognare che si inverta la tendenza, e vediamo che succede. Esempio: se una famiglia di 4 persone, genitori occupati e figli no, vive con due stipendi da 1.500, toccano a ciascuno 750; se i due figli trovano lavoro a 1.200, e gli stipendi dei genitori scendono parimenti a 1200, toccano a ciascuno 1.200, cioè 450 in più. Se invece i figli restano a carico e ai genitori lo stipendio viene elevato, diciamo, a 1.800, a ciascuno toccano 900, cioè 300 in meno del caso in cui lavorino tutti. Se la famiglia da 3.000 paga la benzina 1,8, ne può comprare, se non avesse altre spese, 1666 litri e spiccioli; se la benzina costa 1,6, ne compra 1875; se costa 1,4, ne compra 2142: a parte che sarebbe meglio se ci fossero i mezzi pubblici, è solo un esempio di come, a parità di entrate, le entrate di fatto aumentino se diminuiscono i prezzi. Precedente storico: nel 1930 il governo Mussolini, di fronte alla crisi mondiale, abbatté tutte le retribuzioni del 17,50%; i prezzi scesero del 30, dunque il retribuito si era visto di fatto aumentare le entrate del 12,50. Non è così semplice, lo so; e frenare la circolazione è un rimedio da tempi straordinari e difficili. Ma che i prezzi al dettaglio siano esagerati e perciò falsi, è sotto gli occhi di tutti. E qui si tratta solo di studiare san Tommaso d’Aquino e la sua teoria del iustum pretium, che incentiva il lavoro ed evita la speculazione. Ci si può dunque tenere lontani da due errori: quello socialcomunista e socialdemocratico, che, pretendendo di dirigere burocraticamente l’economia, la uccide come accadde nella fu Unione Sovietica; e quello liberale, il quale sogna che le sedicenti leggi economiche da sole compiano miracoli. L’economia è un’attività umana, perciò soggetta a iniziativa e rischio, e non dev’essere drogata di assistenzialismo di alcun genere; ma non è nemmeno la scienza delle scienze e la spiegazione e giustificazione del tutto, e va dunque indirizzata dalla politica. Per politica s’intende la politica, non i blateramenti di questi sciacqualattughe di tutti gli schieramenti. Quella politica che, purtroppo, non c’è! Intanto qualcosa possiamo fare anche noi. Se sabato e domenica prossimi ci sarà lo sconto, facciamo il pieno; e lunedì seguente, manco una goccia di nafta! Se infatti le compagnie possono vendere a 1,5 nel fine settimana, possono vendere senza morire di fame anche da lunedì e venerdì: basta costringerle. Magari i petrolieri non vivranno più nel lusso, ma vi assicuro che me ne frego rotondissimamente, visto che io nel lusso non vivo; e che mia preoccupazione non è la Borsa di Milano, ma, dieta permettendo, la borsa della spesa. Ulderico Nisticò
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