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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Polvese
Trattandosi di una calabrese, voi starete pensando che parta per Locri, Sibari, Reggio, Vibo, Temesa, Terina, o per gli infiniti castelli e conventi della Calabria. Macché: ella parte per Polvese. Offro dieci cene a chi giura sull’onore della mamma di aver mai sentito nominare Polvese prima d’oggi; e tanto più resterete basiti apprendendo che esso nome si riferisce a una delle tre isolette del Trasimeno, la cui esistenza, non dico delle isole ma dello stesso Trasimeno è poco conosciuta. Ebbene, su questo carinissimo scoglio in mezzo a un lago c’è una chiesetta medioevale, e l’Università di Perugia ha trovato quattro soldi per un mese di attività. In Calabria, che di aree archeologiche preistoriche protostoriche preelleniche elleniche romane bizantine eccetera ne avrebbe un visibilio, più tutta la storia, i documenti e libri perduti, niente o pochissimo. Dove qualche scavo si effettua, la valorizzazione è insignificante, tanto meno nel senso del turismo culturale. Quali le cause dello scempio? 1. La mentalità pesante e accademica e pedante della stragrande maggioranza degli intellettuali calabresi (esclusi i presenti), che rende la cultura un fatto per cecati e aggobbiti e depressi. 2. L’ignoranza quasi totale della storia calabrese, con queste tre sole eccezioni: la Magna Grecia (ma non osate chiedere qualche particolare a qualcuno!); i presunti basiliani (seicento anni di monaci, solo monaci, tutti monaci); la fucilazione di Murat (un signore che, nel racconto divulgato dev’essere nato lo stesso giorno che lo schioppettarono, atteso che quasi nessuno sa chi fu fino al dì precedente); l’emigrazione, con la quale qualcuno campa; e l’antimafia segue cena. 3. L’incuria dei pubblici poteri statale, regionale, provinciali, comunali eccetera. Io gliel’avevo detto, a mia figlia: “Figlia mia, che ti vai a laureare eccetera? Pigliati un diploma qualsiasi con CEPU, e datti all’antimafia di professione: vedrai che cene!” Niente, vuole fare l’archeologa in una terra dove la Regione incentiva solo l’antimafia segue cena! Buon viaggio, dunque, giovane archeologa, e che l’Umbria si arricchisca di conoscenze e turismo con il tuo lavoro. La Calabria certe cose non le fa. E ai Calabresi, esclusi i presenti, sta bene così. In privato mi danno ragione tutti, compresi gli assessori della stessa Giunta regionale che di quello alla cultura antimafia dicono malissimo: ma in pubblico non sta bene, tutti sorridenti a favore di TG3 detto anche Televarapodio. Poi uno di questi giorni parliamo del mito, e ci faremo altre quattro amare risate. Ulderico Nisticò
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