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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Decoro urbano
Soverato è in stato di degrado quanto al decoro urbano: buche e dislivelli e rattoppi danno l’idea di un posto arrangiato, trascurato, e a cui gli stessi abitanti tengono poco. E forse è così. Bisogna invece intervenire su molti punti, e uno di questi è l’asfalto. Poi vengono i marciapiedi, che sono, soprattutto sul corso, un’arlecchianata di colori e un percorso di guerra di alti e bassi. È uno dei frutti avvelenati della pessima politica della Prima repubblica (ogni tanto c’è qualche scemo del villaggio che ne è nostalgico!), che, tra liti di partiti e correnti e cadute di sindaci come fossero birilli, parlò a diluvio di piano regolatore, e alla fine non regolò nulla giacché tutto il costruibile era stato già costruito. Figuratevi che si preoccupavano del decoro. Ma anche questo dei marciapiedi è un problema da affrontare. E anche quello della Villa, dove non è rimasta una panchina, chi volesse sedersi. La cosiddetta pineta, che nacque come vivaio e poi fu abbandonata a se stessa, è un cimitero di alberi storti e tisici. Vanno tagliati uno ogni tre per lasciar crescere bene quelli sani, e ci va messo un po’ di attrezzatura, anche per civili colazioni sull’erba. Decoro è anche il rispetto per le cose. Se i vandali della notte venissero condannati a risarcire il danno, non si vedrebbero panchine divelte o spostate a piacimento; o scritte demenziali sui muri. Problemi immensi accumulati in mezzo secolo, ma, un passo dopo l’altro, si stanno affrontando. Se no, possiamo sempre rivolgerci a Franco Bevilacqua. A proposito, siete sicuri che costui sia, politicamente parlando s’intende, ancora in vita: lo prendo a pesci in faccia e non risponde, è legittimo il dubbio. Ulderico Nisticò
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