|
Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
Numero 419 - Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it |
Luglio e spiagge vuote: malattia e cura
E facciamo un po’ di storia. Soverato, luogo di grandi commerci e industrie e artigianato e servizi e scuole, praticava i bagni di mare quando ancora in quasi tutta Europa non sapevano manco se il mare era salato. Delibere comunali e foto provano a iosa che qui si facevano i bagni alla civile quando ancora a Rimini e a Ostia regnava il deserto. Già allora, bene inteso, i bagnanti erano tutti, ma proprio tutti di Soverato, con l’aggiunta di qualche parente dell’interno o di Catanzaro. Verso il 1950 iniziò anche per noi un turismo popolare, e la gente venne a Soverato non perché Soverato fosse meglio di Davoli o di Montepaone o Squillace, ma perché – lo sappiano i più giovani – nelle zone costiere di Squillace, Davoli e Montepaone non c’era manco una casa, figuratevi un lido e un bar. Da Crotone a Siderno, il solo posto decente, anzi il solo luogo abitato era Soverato. Negli anni 1950, i lidi, i bar, i ristoranti di Soverato erano al massimo livello: a quei tempi, sempre in quasi tutta Europa, non troppi avevano i servizi igienici in casa; e perciò ad alberghi e pensioni non si chiedeva certo il bagno in camera: per l’epoca, andava benissimo quello comune del corridoio. Ma il Miramare non aveva uguali da Reggio a Taranto; e la via Marina era un salotto come pochi angoli d’Italia. Il tono del turismo era adeguato, con stile, e con i suaccennati proventi. Durò un istante! Negli anni 1980 Soverato venne fatta oggetto di un assalto barbarico, e vennero costruiti brutti alveari gabellati per “bisogno abitativo” del tutto inesistente, in realtà, nelle intenzioni degli acquirenti di quartini, “pemmu li fittamu a li bagnanti”, traduzione, per affittarli in nero e senza carta d’identità. L’effetto fu il crollo immediato della qualità del turismo: tutti ricordiamo i cortesi ospiti che dormivano sui balconi e a turno, e che – male parta, male dilabuntur – scappavano di notte senza pagare e portandosi per souvenir lo scaldabagno. Soverato si riempì di gente, ma scattò l’ovvia regola che recita così: il turismo cattivo scaccia quello buono. Poi anche le masse scoprirono che con meno del costo di una settimana a Soverato si può andare alle Maldive, e addio, non venne più manco il turismo cattivo. Intanto tutta la costa si attrezzava di alberghi e seconde case. Fate una prova: una sera, verso le 21, infilatevi in una colonna d’auto da Catanzaro. Vi succederà questo: a passo d’uomo fino a Borgia; a 10kmh fino a Squillace; a 20 fino a Montepaone; dopo potete divertirvi a correre come frecce. Allora, per Soverato è la fine? Ma no: la città resta sempre il centro del Golfo e punto di riferimento delle Serre; offre scuole e servizi; ha alcuni negozi decorosi; conserva grandi energie culturali e sociali. Manca del tutto però una visione organica del turismo, la quale non può formarsi se prima non si prende atto che non siamo negli anni 1950, e che il mare in quanto tale non interessa quasi a nessuno, soprattutto il nostro che è solo mare e mare, senza la benché minima attrattiva al di là dell’acqua; e lo stesso il Lungomare, che una volta – per un paio d’anni! – fu l’unico, ora ce l’hanno anche sulle Dolomiti. E non credo ci sia al mondo un pollo disposto a pagare per una “passeggiata sul Lungomare”, che se è una, ancora ancora; se diventano tre di seguito è una depressione senza rimedio. Le potenzialità di Soverato sono: - La città vive dodici mesi l’anno; è città di flussi; offre tutto quanto serva alla vita normale, anche di un turista. - Il clima consentirebbe di ospitare famiglie, pensionati e stranieri settentrionali per soggiorni di cure e svago anche d’autunno e primavera, persino d’inverno. - La centralità fa di Soverato il luogo ideale per tutte le forme alternative di turismo in Calabria: salute, termale, culturale, religioso, congressuale… - Scarsissima di alberghi, Soverato abbonda di ristoranti, bar e simili. - Pubblicazioni come la Guida della Proloco e il sito del Comune, e interventi televisivi, stanno aiutando l’immagine. Cosa si può fare subito e senza manco troppo impegno e spese: - Presentare la città per quello che è, senza sparare bufale del tipo Rimini del Sud. Soverato è Soverato e non la copia pacchiana di un’altra cosa qualsiasi. È un luogo dove si vive bene sempre, non durante il chiasso estivo di brevissima durata. - Far conoscere la ricchezza della vita sociale e culturale, che si svolge anche d’estate, ma soprattutto nelle altre stagioni: altro che “letargo”! - Intensificare le attrattive differenziate secondo gusti ed età. - Proporre escursioni culturali nel territorio, istituendo un servizio di guide possibilmente non autoreferenziali e immaginifiche, ma giovani qualificati e preparati! - Stroncare il triste fenomeno degli appartamenti in nero. Come si fa? Con seri controlli di ordine pubblico, finora gravemente carenti: chi prende un appartamento per un mese dev’essere registrato esattamente come chi va in albergo per una notte. - Imporre a tutti, alberghi e appartamenti, dei criteri minimi di decoro e funzionalità. - Studiare un “prezzo giusto” che eviti eccessive speculazioni, ma anche impedire che la città venga svenduta a prezzi troppo bassi. Verrà meno gente? Siete sicuri che ciò sia un male? Io, no. È ora della professionalità, dunque. Le premesse ci sono; avanti così. Ulderico Nisticò
Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it |
SoveratoWeb.Com - Il Portale di Informazione del Soveratese
|