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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Province: avanti indietro come il cordaio
Un breve riassunto delle puntate precedenti. Le province del regno vennero create da Filippo II (1555-1598), che determinò una Calabria Citra (Nethum) e una Calabria Ultra. La prima comprendeva l’attuale provincia di Cosenza e gli attuali comuni catanzaresi di Nocera T., Conflenti, Martirano… e crotonesi di Strongoli, Rocca di Neto, Cerenzia, Castelsilano e Cirò: il preside risiedeva a Cosenza; l’altra, con capoluogo Catanzaro, si estendeva da Neto e Savuto a Reggio. Tale situazione durò fino al 1816, quando Ferdinando I delle Due Sicilie divise la Calabria in tre province: Calabria Citeriore (Cosenza), Calabria Ulteriore Prima (Reggio) e Calabria Ulteriore Seconda (Catanzaro), aggiunti a questi i comuni a sud di Neto e Savuto. Le rivendicazioni di Vibo e Crotone, periodicamente riaffacciate, trovarono soddisfazione solo nel 1992; e solo a spese di Catanzaro, senza che venissero sfiorate né Reggio né la vastissima Cosenza. Magra soddisfazione, del resto, e in questi anni non si vide alcun vantaggio tangibile per i territori e le popolazioni. Né sarebbe stato possibile, tanto asfittiche e mal concepite erano le due nuove province. Vibo, una piccola città, ha un territorio che è stato individuato con il più bieco dei criteri: la circoscrizione giudiziaria fissata ai tempi di Murat; ed ecco Nardodipace, che si affaccia sullo Ionio, trovarsi con Vibo; ed ecco una provincia disomogenea con appena Serra, Filadelfia, Pizzo e Tropea che non siano minuscoli agglomerati. E Crotone è molto peggio: se si toglie Cirò Marina, sugli altri comuni stendiamo un velo molto pietoso. Occorreva allargare il territorio di Crotone almeno a Cariati e S. Giovanni in Fiore; e quello di Vibo almeno a Gioia Tauro. Così le due province sarebbero state economicamente e socialmente consistenti e con un certo potere contrattuale: come sono oggi, non servono a niente, e meglio se spariscono. Ma adesso, che succede? Catanzaro si salva, a quanto pare, perché capoluogo. Perciò Crotone e Vibo dovrebbero tornare indietro, e ripassare con Catanzaro. Ma intanto faranno Reggio città metropolitana, qualunque cosa ciò significhi, il che comporta la fine della sua attuale provincia; perciò dovrebbero venire con noi un altro bel po’ di comuni, almeno da Siderno e Palmi in su. Troppa grazia! Insomma, città metropolitana a parte, si torna a Filippo II e a prima del 1816: le due Calabrie! Corsi e ricorsi, caro il mio Vico. Un corollario: nella futura provincia da Siderno e Palmi a Nocera T. e Cirò, e sotto l’imperio del risparmio detto pacchianamente spending review, i consiglieri saranno certamente pochi, pochissimi. Soverato e dintorni, che ora ne hanno solo perché la provincia di Catanzaro è piccola, resteranno senza. Sic transit gloria mundi, ammesso che un consigliere provinciale sia gloria.Ulderico Nisticò
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