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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

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Gianni Calabretta alla radice dei problemi

  


 Ho divorato l’agile volume di Gianni Verso la città ideale. Storie e leggende sulla nascita e sulla pianificazione urbanistica di Soverato con una proposta per il futuro, fresco di stampa e ricco di provocazioni. Comincio subito a chiamarmi fuori dalla citazione che mi riserva a p. 18: in teatro tutto è vero e tutto è falso, e l’ho scritto e detto più volte che il mito di Eutimo di Locri narrato da Pausania e Strabone si svolge a Temesa sul Tirreno, e Soverato non c’entra niente, ce ne siamo impadroniti alcuni per errore ed io per svago. Le mie tesi storiografiche non si trovano in teatro, ma in Suberatum e nel capitolo Tre millenni del corposo e documentatissimo AA.VV., Soverato, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2009, che però il Calabretta, con inspiegabile omissione, manco cita in bibliografia. E se lo dico io che Zeus eratòs è un etimo insostenibile, si fidi, Gianni, perché la filologia classica è una scienza almeno quanto l’ingegneria. Così per le presunte immani stragi di Romani e Cartaginesi che sarebbero avvenute a Montepaone Lido invece che, e molto meno sanguinose, in Lucania come fu.

 La scienza urbanistica di Gianni compare, prepotente e seria, da p. 21, con preziosi documenti sulla costruzione borbonica dell’oggi Soverato Superiore dopo il sisma del 1783, e soprattutto con la cronaca della travagliata e, a mio avviso, disordinata e mal pensata espansione della Marina in tempi recenti. È un po’ raccontare, attraverso la questione urbanistica, la storia politica di Soverato dal 1960, attraverso il centrodestra, il centrosinistra nelle sue varie forme; l’elezione diretta del sindaco e gli otto anni dello stesso Gianni; e il nuovo centrodestra.

 Nel 1960 la Marina andava a stento dalla Galleria alla Stazione; e dall’attuale via Olimpia iniziava la campagna. Secondo me, quella Soverato piccola era, in proporzione ai tempi, molto più ricca e produttiva e sociologicamente attiva dell’attuale; ma è un destino comune a gran parte del Meridione, questa perdita di industria, artigianato, commercio, marineria e pesca a vantaggio di quella che dagli anni 1970 venne chiamata “società di servizi”, ovvero, sempre secondo me, esplosione abnorme di un ceto piccolo borghese parassitario e poco capace. Soverato, rimasta di 3.000 abitanti per ottant’anni, e, secondo me, volutamente, all’improvviso crebbe di popolazione, e ciò rese, o si credette rendesse necessaria la crescita urbanistica. Sempre a parere di chi scrive, si iniziò bene, con qualche linda casetta a uno, due piani, e persino un po’ di giardino; anche se pare poco coerente l’aver posto l’area pubblica più importante, tra Municipio e Parrocchia, in mezzo a dozzinali case popolari. Poi iniziò il peggio. Venne il momento della 167, che destinò l’area tra Parrocchia e i confini meridionali a “edilizia economica e popolare”, creando quelli che, sempre a mio parere, sono dormitori senza alcun servizio e senza uno spazio per salutarsi. Ci sono le scuole, ma chiudono dopo la mattina; c’è il teatro, ma apre la sera, e solo per spettacoli. E sarei curioso di sapere che fine ha fatto quella che Gianni a p. 37, ci informa essere, da quelle parti, “un’area commerciale ancora da completare”, quando a destra e sinistra di tutta via Amirante non c’è di commerciale manco un bar per prendere un caffè! E non ci potrebbe essere, perché non si può espropriare del terreno per pubblica utilità e poi farne un’attività a fini di reddito! Ecco, su questo punto non saremo mai d’accordo, il mio amico Gianni ed io: nella mia idea dell’urbanistica viene prima di tutto la piazza, poi il mercato, e poi, solo poi, l’appartamento; e appartamento, anche nell’etimologia, significa appartarsi, isolarsi, mica stare in piazza, nella “ruga”, nel foro! È anche per questo che in Soverato non è soddisfacente la partecipazione alle attività sociali in genere, e figuratevi a quelle politiche.

 Bisogna però condividere, e lo faccio ben volentieri, l’entusiasmo del Calabretta per la grande estensione di verde pubblico, una vera rarità in una Calabria solitamente saccheggiata da costruttori cannibali: una buona scelta che accomuna, chi più chi meno, tutte le amministrazioni, anche quelle che ogni tanto, in vena di amerikananate, millantavano alberghi e ristoranti nella Pineta e per buona sorte, o altri più rozzi motivi, non li fecero. Sulla gestione del verde c’è da ridire, ma ne sono chiari i vantaggi complessivi e per l’estetica e per il clima. Lo stesso giudizio positivo esprimo per il recupero di spazi pubblici, dovuto in buona parte a Pedalando Volare, con l’isola pedonale sul Lungomare, la Villa, i “Chiani” di Soverato Superiore, e Soverato Vecchia. Che tutto sia stato fatto come si deve, meglio stendere un velo: ma la aree ci sono e ne godiamo.

 Gianni ricorderà quando, quasi per caso, abbiamo scoperto quella che scherzando chiamammo “Spoleto”, la piazza Toselli. Mi aveva pregato di commemorare, nel centenario, il poeta Vincenzo Chiefari, ed io avevo deciso di tenere una conferenza, con versi letti da Tonino Pittelli. Doveva farsi nel “Chianu”, ma lo trovammo occupato da una sagra: in due ore, letteralmente, Gianni fece sgombrare le auto, montare il palco e portare le sedie, e fu una serata riuscitissima; la prima di una lunga serie a piazza Toselli. Questo sì che è un recupero! Una battutaccia: fu allora che a sindaco e assessore di Rifondazione feci leggere la prima delle poesie del nostro poeta, dal per loro imbarazzante titolo “Mussolini”!

 Ma torniamo all’espansione. Attraverso i vari tentativi di prg, o, penso io, senza prg e alla rinfusa, la città raggiunge i confini attuali. Vengono costruite case e case, mentre, osservo io, non si costruiscono alberghi, anzi alcuni chiudono e diventano, sorpresa, case! Sempre secondo me, la Soverato del 2012 ha la stessa area produttiva e attiva del 1960 più il Lungomare; e quest’area molto ristretta è circondata da quartieri privi di tutto tranne che di letti: via Amirante; quasi tutta via Trento e Trieste; la Panoramica; Soverato Superiore; e lo stesso Gianni ne ha aggiunto uno a Mortara: e anche lì mi promise pubblicamente che sarebbe sorta un’area commerciale, poi mai veduta e che, almeno lì, non si potrà vedere mai.

 Tutto questo si narra attraverso i progetti e con una seria disamina dei diversi interventi di professionisti che si sono curati di quello che, nei decenni, prima fu un approssimativo e “trattabile” piano di fabbricazione e quando divenne prg non c’era più, penso io, quasi più niente da regolare! Restano in aria problemi come la viabilità in  entrata e in uscita dalla città (ci sono voluti trent’anni per un accesso all’Ospedale dalla nuova 106); Turrati e dintorni, un vero oggetto misterioso in cui chi ha rispettato la legge rimase buggerato, o così pare; gli appartamenti che, con sfacciato abusivismo e fiscale e di ordine pubblico, si affittano in nero a bagnanti anonimi; e che, secondo me, sono stati costruiti, anche in 167, per affittarli in nero ai bagnanti e non per lamentate “esigenze abitative”!

 Infine, Gianni si lascia andare a quelli che provocatoriamente chiama “sogni”: verde, alberghi, porto, servizi… Qui bisogna chiedersi come trovare posto per tutto questo, in 750 ettari in parte occupati e in gran parte non adoperabili. Da decenni parlo io di conurbazione con i centri vicini, inutilmente. Già, Mancini e Drosi tennero quattro o cinque convegni, e, alla fine, non sono riusciti manco a tracciare una stradina fra la Cuturella e Laganosa; e fra un anno o due ci costruiranno sopra!

 Magari qualche zuzzurellone starà pensando: “Ma questa di Ulderico è una recensione o è una stroncatura?” Un libro vale appunto per questo, perché chi lo legge ne subisce il fascino e se ne sente suscitare reazioni anche vivaci. Se questo bel volume di Gianni darà inizio a discussioni, ecco il suo merito. Di solito dalle nostre parti il dialogo è tra sordi, e ognuno parla da solo e per sé, e fa finta che l’altro non esista; non essere d’accordo su qualcosa è già un buon inizio per affrontare un problema. Sotto con la polemica.

 Ulderico Nisticò

 

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TURISMO E PASSANTI
NUMERO 117: IL VESCOVO DI LOCRI
NUMERO 116: IL MINISTRO CHIMIRRI
NUMERO 115: ALBERGHI, SÌ, ALBERGHI
NUMERO 114: ANCORA A LUCA
NUMERO 113:
SOVERATO FUORI GIOCO
NUMERO 112:
LETTERA APERTA A SCOPELLITI
NUMERO 111: EUTIMO? MA PERCHÈ EUTIMO?
NUMERO 110:
PROGRAMMAZIONE DELLA STAGIONE ESTIVA? NO, GRAZIE
NUMERO 109:
E ALLORA PARLIAMO DEL TG3
NUMERO 108:
ANCORA SUL VOLO
NUMERO 107:
IL VOLO È FINITO IN PESCE
NUMERO 106:
GRAZIE A NOME DI TUTTI, E ALTRO
NUMERO 105: POCHE RIGHE A ZOILO
NUMERO 104:
RIPETO E CONFERMO
NUMERO 103:
HO DETTO AD ALEMANNO
NUMERO 102:
ILLUMINISTI E SOFISTI
NUMERO 101:
TOTTI VUOLE FARE IL PORTIERE, E IL TEATRO
NUMERO 100:
OTTIME NOTIZIE DALLA PROLOCO DI SOVERATO
NUMERO 99: ROMA, MILANO, SOVERATO
NUMERO 98:
PRECISAZIONI SULLE REGIONALI
NUMERO 97:
FRA QUARANTOTT’ORE
NUMERO 96: 140 GATTI ALLE PRIMARIE
NUMERO 95: LEZIONI DI TEATRO
NUMERO 94: STORIA DELL’ANCINALE
NUMERO 93: SBADIGLI SUL PALCOSCENICO E AD OGNUNO L’ARTE SUA
NUMERO 92: UNA VIA A CRAXI?
NUMERO 91: EX FELICE EX ISOLA
NUMERO 90:
HIC RHODUS, HIC SALTA
NUMERO 89:
AI MIEI TEMPI SÌ CHE...
NUMERO 88: CITTA' O VILLAGGIO?
NUMERO 87: AUGURI
NUMERO 86:
È NATALE SIAMO TUTTI PIÙ BUONI
NUMERO 85:
UOMINI DI CHIESA E DI CULTURA
NUMERO 84:
NOTIZIE CULTURALI E INCULTURALI
NUMERO 83: NEGOZI APERTI
NUMERO 82: U CUMMENTU
NUMERO 81:
BALDASSARRE SINOPOLI! ASSENTE!
NUMERO 80: BUFALE E SOCIALITA'
NUMERO 79:
LA LINGUA DI BABELE A SOVERATO E A FORCELLA
NUMERO 78: GUELFI E GHIBELLINI
NUMERO 77: BUFALE DALL’AMBONE
NUMERO 76:
SCIACALLI E AVVOLTOI DI TUTTI I PAESI UNITEVI
NUMERO 75: QUESTIONI IN SOSPESO
NUMERO 74:
DOV’È LA CULTURA?
NUMERO 73:
PROLOCO DI GASPERINA E PROLOCO DI SOVERATO
NUMERO 72:
FEDE E ARTE PER LA FESTA DI S. GERARDO
NUMERO 71: PIOVE
NUMERO 70:
I RAGAZZINI E IL CENTRODESTRA DI SOVERATO
NUMERO 69:
NE FARAI, DI STRADA!
NUMERO 68: SILENZIO STAMPA
NUMERO 67: A SETTIMANA
NUMERO 66:
GIUSTIZIA CANICOLARE
NUMERO 65:
RISVEGLIO DOPO IL SOGNO DI MEZZA ESTATE
NUMERO 64:
NATA SOTTO CATTIVA STELLA
NUMERO 63:
SIGILLI E BUONA OCCASIONE
NUMERO 62: FROTTOLAI A SOVERATO
NUMERO 61: L'ORCHESTRA DEL TITANIC
NUMERO 60:
COSA DIREI L’11 LUGLIO AL PD
NUMERO 59: LA SUPERBUFALA DELLE SERRE
NUMERO 58:
CHE C’È DA VEDERE A SOVERATO?
NUMERO 57: ATTENTI AL CANE
NUMERO 56: NON FANNO UN TUBO
NUMERO 55: SOVERATO ESCLUSA
NUMERO 54:
LA DEGENERAZIONE DEL TERRITORIO
NUMERO 53:
RESURREXIT E SOVERATO “VECCHIO”
NUMERO 52:
RESURREXIT E GLI UCCELLACCI
NUMERO 51: RESURREXIT, RISORGIAMO
NUMERO 50: LODE A RESURREXIT
NUMERO 49: NOTIZIE DALLA PROLOCO
NUMERO 48: OH NO ANCORA ULISSE
NUMERO 47: UN CONVEGNO DI TERRORIZZATI
NUMERO 46: NARRANTE SENZA NARRATO
NUMERO 45: POVERI PIT!
NUMERO 44: LA SELVA OSCURA DI LAGANOSA
NUMERO 43: LODE A TEO SINOPOLI
NUMERO 42: IL CREPUSCOLO DEGLI DEI FORMATO RIDOTTO
NUMERO 41: NATALE A CASA, UN LIBRO IN MANO
NUMERO 40: QUANDO I PROBLEMI SI AFFRONTANO SUL SERIO
NUMERO 39: SENZA UNA BIBLIOTECA
NUMERO 38: LETTERA CIRCOLARE AGLI AMICI...
NUMERO 37: MIRACOLI A SOVERATO
NUMERO 36: CORAGGIO E INTELLIGENZA
NUMERO 35:
CULTURA, CULTURA
NUMERO 34: RIFORME LOCALI
NUMERO 33: AUTUNNO SOVERATANO
NUMERO 32: CARI RAGAZZI...
NUMERO 31: QUERELOMANIA
NUMERO 30: PER UN ASSE IONICO

NUMERO 29: FARMACIA E PARAFARMACIA
NUMERO 28: POSTA CELERE?
NUMERO 27: AN, UN ASSEMBLAGGIO BUFFO
NUMERO 26: IL PIANO CESARINI
NUMERO 25: CHI CI SALVA DALLE TROMBE D’ARIA?

NUMERO 24: CHI CANTA PREGA DUE VOLTE
NUMERO 23: ARRIVA L’INVERNO, SOVERATO RITORNA A VIVERE

NUMERO 22: TOLLERANZA CENTO
NUMERO 21: CHI LI HA VISTI?
NUMERO 20: CITTÀ EVACUATA
NUMERO 19: STRADE SENZA USCITA
NUMERO 18: ADESSO, PENSATE A GOVERNARE
NUMERO 17: Un’antica usanza per l’Assunta: la “fadda dâ Madonna”
NUMERO 16: ELOGIO DEL POPOLO BASSO
NUMERO 15: TURISMO E UNITA' DI MISURA
NUMERO 14: IL FRATELLO TRADITORE
NUMERO 13: CARLO FILANGIERI, PRINCIPE DI SATRIANO E DUCA DI CARDINALE
NUMERO 12:
ME LO CELEBRO PER CONTO MIO
NUMERO 11: NON CE NE POTEVA IMPORTARE DI MENO!
NUMERO 10: LA SCARPA DI APELLE A TEATRO
NUMERO 9: EUTIMO CE L'HA FATTA
NUMERO 8: SOVERATO IN GUERRA
NUMERO 7: UN SUCCESSO CULTURALE
NUMERO 6: SUBERATUM
NUMERO 5: SOVERATO, IL LUGLIO CHE NON C’È
NUMERO 4: IL SINDACO DI BABELE
NUMERO 3: UN SERVIZIO CULTURALE
NUMERO 2: TRENTA PER CENTO IN PIÙ
NUMERO 1: LA VERA STORIA DI EUTIMO


 

  

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