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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Ridimensionamento scolastico e calo demografico
Del resto, perché la gente dovrebbe abitare in questo Basso Ionio? Di solito, nell’umana storia, la gente abita dove c’è da lavorare e guadagnare con agricoltura, allevamento, industria, artigianato, commercio, turismo… ; se no, se ne va. Un corollario: se ne va con la valigia di cartone e alla spicciolata, si chiama emigrazione; se invece i partenti sono magari vestiti tutti uguali e con un generale e ammiraglio alla testa, si chiama conquista, impero, colonizzazione; o che pensate fosse a Magna Grecia, se non un’emigrazione organizzata? Dunque, la gente se ne sta andando. Qualcuno, alla spicciolata, se ne va da Soverato a Laganosa o Davoli, per trovare casa a meno prezzo; ma i giovani se ne vanno del tutto e lontano, e non tornano manco per le ferie. Dove vanno, a Milano, non fanno figli; ma se per sbaglio ne mettono assieme uno, nasce a Milano, mica a Satriano o Montepaone. E l’età media dei Soveratesi vola verso i 60, 65 anni! Ecco, in pratica, cos’è il calo demografico, la cui causa profonda è che qui non ci sono agricoltura, commercio, artigianato, allevamento, industria, turismo… C’erano, una volta: poi tutto divenne quell’invenzione del demonio, teorizzata come “società di servizi” e consacrata dagli sproloqui antipopolari dei vari don Milani, che fu il concetto che in un mondo progredito pochissimi lavorano e i più stanno con i glutei incollati a una scrivania e aspettano serafici lo stipendio mensile. Il pane, la carne? Ma si comprano al supermercato, che a sua volta li importa dagli Stati Uniti e dall’Argentina. Il lavoro? Roba da primitivi, da poveracci della società contadina, insegna il suddetto Milani, uomo di città. I contadini facevano tanti figli: i progrediti ne fanno, forse, uno, e gli comprano tutti i ninnoli più inutili e dannosi. Ecco come ci siamo ridotti a terra di emigrazione, mentre ancora fino a dieci anni fa a Soverato si immigrava da tutto il Meridione. A proposito di immigrati, in alcune zone del Nord il vuoto di Italiani lo colmano nelle scuole gli stranieri. Ma il fenomeno è già in scomparsa anche lì, perché non si richiede manco manodopera dequalificata; e qui non è presente se non in piccolissimo numero, e nei sogni del sindaco di Riace e di registi à la page. Ricordate lo sbarco a Soverato e Badolato e il gran chiasso della cultura progressista, e volevano impiantare un Centro d’accoglienza sul Lungomare? Dopo un mese gli accolti erano già stati sbolognati altrove. Grazie a Dio, ovviamente. Concludendo, o ritroviamo la via della produzione e del lavoro, o chiuderà tutto: prima le scuole, poi l’ospedale, poi le case, che ce ne sono, di sfitte; e non si costruisce più perché nessuno ne vuole. Io ho riflettuto: ora datemi una mano a riflettere assieme. Ulderico Nisticò
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