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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Giacobbo e Montauro
Ora diamo una lezioncina di filologia e storiografia. La storia si scrive utilizzando fonti dirette, o fonti indirette, o tradizioni documentate. Se io dico che Montauro è Mentrabion è perché trovo così in un documento greco del Sillabo del Trinchera, e ne ho pubblicato in “Vivarium Scyllacense” l’edizione critica già nel 2001. Non invento, leggo. Interviene poi la filologia, che mi consiglia di leggere secondo la pronunzia bizantina, quindi “mentravion”, donde il dialettale antico “Mantraru”, che qualche volenteroso italianizzò in Montauro con tanto di oro! Magari! Eh, non è tutto oro quel che luccica! E nemmeno c’entra nulla il toro con annesso re Italo; e un tempio di non so chi… ma almeno mostratemi un coccio, un marmo, una pietra… Niente! Idem per la battaglia di un luogo che significa “campo di saggina”, e non “sanguinario”, e per un’anfora con testa romana che nessuno vide mai e se chiedete dov’è conservata rispondono tutti boh! Idem per lo sbarco di Ulisse secondo uno a Copanello secondo un altro a S. Eufemia, magari all’aeroporto; e poi salì a Tiriolo! E così Wolf ha trasferito Ulisse dalla Marina Militare al Corpo degli Alpini. E non dimentichiamo san Gennaro nato in Calabria, la Sacra Sindone, e infinite apparizioni di Madonne e Cristi, che, grazie a Dio, nessuno studioso e nessuna autorità ecclesiastica hanno mai preso minimamente sul serio. Queste sono le bufale. Cos’è una bufala? È un pizzichino appena appena di verità con molte bugie, spesso dette in buona ingenua fede! Spesso e non sempre. Cos’è invece la storia? I fatti veri: la grangia “di S. Anna dei Bruniani” è certosina, ed è un edificio monacale fortificato. I tempi erano duri, nel XVI secolo, i Turchi sempre alle porte; finché nel 1571 la flotta cattolica italospagnola distrusse quella ottomana a Lepanto. Le fortezze servirono sempre di meno, e vennero man mano dismesse dallo Stato a privati o, più di frequente, alla Chiesa. Così accadde alla Misericordia di Davoli (lo ha scientificamente dimostrato padre Bernardino), alla Roccelletta propriamente detta, al casino Pepe, al campanile di Cardinale… Altra lezione. Il gatto è un animale, ma gli animali non son gatti. Allo stesso modo, non è che ogni fortezza del mondo è dei Templari pure in Cina. Ce n’erano, di fortezze regie, feudali, comunali, e anche di Ordini cavallereschi: per esempio il possente castello di Monasterace era dell’Ordine di Malta. Il campanile di Montauro e la stessa chiesa sono fortezze, con tanto di feritoie per colubrine, e si vede benissimo. Armi da fuoco, in uso nei secoli dell’Età moderna. Fate sapere all’autoinvitato da se stesso medesimo (tautologia, ridondanza sarcastica) che i Templari finirono brulés quando ancora si usavano al massimo le balestre. Questa è la storia e la filologia. Chi viene pregato di raccontare storia – e ciò accadde a me a Montauro per mano di Caligiuri – deve raccontare la storia. Quando invece dichiaro che è teatro o poesia, allora sono libero di inventare cavalli alati come l’Ariosto, o magare e angeli come vedrete domenica sera. Ma se mi invitano a parlare di storia di Tiriolo non dico Ulisse; se vado a parlare di Bizantini nel Poro, non invento che erano tutti monaci; se scrivo la storia di Scillezio e Scolacio o di Soverato o di Sibari o del Tirreno per incarico – questo sì, incarico – della Rubbettino, sono obbligato alla verità attingendo criticamente agli storici greci e latini. Se alla Pittelli non aggrada la verità, e preferisce le bufale, può scegliere: le bufale bovine si trovano in gran numero nel Cilento e fanno ottimo latte; quelle sui Templari, può sempre inseguire chi si allontanò da sé come da sé era venuto, e nessuno lo trattenne anzi se ne accorse tranne la Pittelli; ma le bufale templari fanno latte guasto. Perché Caligiuri ha pregato me? Ragazzi, bisogna pur far bella figura con i forestieri, in bell’eloquio, con dovizia di contenuti; se no pensano che i Calabri siamo provincialotti in cerca di occasioni per mettersi in mostra anche a prezzo di magre figure. A Montauro il pericolo fu scansato alla grande. Conclusione: abbiamo almeno quattro millenni di storia calabrese, Enotri, Itali, Choni, Morgeti, Siculi, Greci, Lucani, Bruzi, Romani, Bizantini, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Spagnoli, Borbone… castelli, chiese, monasteri, paesi, aree archeologiche eccetera; libri e documenti perduti; perché mai dobbiamo inventare bubbole, quando ci sarebbe tanto da studiare e riscoprire, che non basterebbero mille vite? Poscritto. La stessa Pittelli, del resto, si rende conto di bufaleggiare, e alla fine scrive così dei conati templareschi: “in un certo senso, se dovessero risultare veritieri”… Che logica dei miei stivali! “In un certo senso” anche i miei cani sono merluzzi, in attesa che la bugia diventi per miracolo verità.Ulderico Nisticò ARTICOLI CORRELATI
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