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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Cronaca nera da Locri
La memoria, la memoria, che brutta dote! Ricordo che ero a Napoli relatore a un convegno, e stavo tornando, quando sentii per radio che era stato assassinato il Fortugno. La prima domanda che mi posi fu, “Fortugno, chi?”, poi appresi che era il vicepresidente del Consiglio Regionale. Assassinato, pensai, in una desertissima forra dell’Aspromonte sporadicamente abitata da Siculi: ma no, a palazzo Nieddu, luogo notissimo e centralissimo, dove già allora da molto tempo e ogni anno, 2012 compreso, vado a tenere una conferenza; ed è di fronte alla Cattedrale. Di notte, pensai, durante una tempesta: ma no, alle cinque di sera. Era solo, mi chiesi? Ma no, si svolgevano le primarie del suo partito, e c’erano decine e decine di persone. Cieche persone, argomentai, giacché dichiararono di non aver visto nulla. Non vendono occhiali, a Locri? La mattina dopo schiere di ragazzini mostravano di essere assai più addentro alle indagini delle polizie e dei giudici, e gridarono che il Fortugno era stato ucciso dalla mafia: che investigatori, manco Montalbano. Una notizia tuttora, dopo anni, non comprovata, ma i ragazzi ne erano già certissimi: mistero. Soprattutto tale Pecora, inventore del lugubre e iettatorio motto “Ammazzateci tutti”; inventore, alla lettera, perché lo fece addirittura registrare, non sia mai glielo rubasse qualche aspirante alla patente di Pirandello. Io mi chiesi: 1.chi gliel’ha detto a Pecora come sono andate le cose? Ebbe informazioni riservate, o s’inventò tutto come la frasaccia funerea? 2.perchè io dovrei essere disposto a farmi ammazzare? Se mai, da buon reazionario, resto ancorato al principio che, ove mai corressi pericolo, un cattivo processo è meglio di un ottimo funerale... chiaro? Mica è finita. Il Consiglio Regionale, in spregio della “legalità” che impone dieci anni dalle esequie per intitolare qualcosa a qualcuno, chiama “Fortugno” l’aula. Vengono eretti cippi, intestate vie; e a palazzo Nieddu, ogni anno ci sghignazzo, una bella lapide omertosa: “Hanno spento il tuo sorriso”: soggetto sottinteso, come diciamo noi professori, o ellissi del soggetto che dir si voglia. Meglio, no? Un’ellissi non si nega a nessuno. Intanto le indagini brancolano, fino al pentito di turno, che indica due Marcianò, i quali, per motivi non proprio evidenti, anzi fumosi, avrebbero armato al mano di un sicario. Giusto la settimana scorsa uno dei due è stato liberato per carenza di indizi. E, puntuale come un orologio, arriva l’incriminazione della vedova con relativa condanna. Insomma, ragazzi miei, qui covano gatte a migliaia. Arriva anche la condanna ad anni due. La Laganà si è dimessa... da deputato? Ma no, non sta bene. Si è dimessa dal PD. Mi cadono le braccia. Concludiamo. Il caso Laganà è una fattispecie ormai dilagante in Calabria: l’antimafia a tempo pieno. Sono le marce, le fiaccolate, i progetti remunerati a scuola, l’elezione a deputato, i libri venduti a iosa, l’Arlacchi che da esperto di mafia è diventato esperto di Magna Grecia, insomma tutto quell’armamentario che io chiamo, lo sapete, l’antimafia segue cena. Più un corollario: se uno si fa la fama di antimafia, provate a toccarlo! Esempio: dopo Fortugno, diedero parecchie decine di migliaia di euro a dei fanciulli per aprire una radio antimafia; ma siccome tale radio non emise mai manco un segnale orario, qualcuno si fece curioso e andò a vedere, e la trovò chiusa. Chiusa dalla mafia, pensate voi? Ma no, chiusa negli scatoloni, ancora imballata! Si è aperto un procedimento penale? A dei ragazzi così coraggiosi e onesti e radiofonici? Mai! Meno male che a Locri c’è un giudice, nel caso Laganà vedova Fortugno. Pare, stando a certe rilevazioni, che quando la Laganà commise il fallo che le costa due anni di gattabuia, fosse presente anche il marito. Spero per lui non sia vero, ma, nel dubbio, propongo di apporre un velo nero fitto fitto a lapidi e cippi a lui destinati, in attesa di giudizio. Se non è vero, togliamo i veli; se è vero, giù picconate. Un’ultima noticina: il 16 ricorre l’anniversario dell’uccisione. Sono curioso di sapere che faranno, e se Maria Grazia sarà invitata a qualche cerimonia. PS: Prevengo qualche battuta idiota. Per un Fiorito non mi contento delle dimissioni. Siccome andava dicendo di essere fascista, litri e litri di olio di ricino.Ulderico Nisticò
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