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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
Numero 462 - Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it |
Lezioncina di economia
Posta questa premessa, chi scrive ammette anche che una vetrina ordinata e graziosa possa divenire incentivo a fermarsi e dare un’occhiata. Infatti, alcuni dei nostri gentili esercenti, allo scopo di favorire la sosta, usano abbellire la soglia con fiori; e tanto amano i fiori, da apporre, con o senza autorizzazioni varie, gigantesche fioriere sul marciapiede quando non sulla sede stradale; altri parcheggiano un motorino di traverso per occupare due posti e impedire la sosta di auto e consentire la visuale della vetrina. Espedienti puerili, consentitemi: come se un pittore sperasse di piazzare un suo quadro perché ha un’elegante cornice. La cornice aiuta il quadro, certo; e aiutano il commercio anche la vetrina, i fiori, la musica, una commessa carina, il Corso chiuso… Però, amici commercianti, è cornice, non quadro. Digressione storica. Soverato Marina nacque, dai primi dell’Ottocento e soprattutto verso il 1880, con i commerci all’ingrosso, in entrata via mare e via ferrovia, e lo stesso in uscita. Tale funzione si è mantenuta fino agli anni 1960, per esaurirsi con l’evoluzione non delle strade (ahimè!) ma dei mezzi di trasporto. Il commercio all’ingrosso venne sostituito con quello al dettaglio, e, per circa vent’anni, Soverato fu quasi il solo centro di negozi e servizi da Catanzaro a Siderno. Una manna: quaranta, cinquanta paesi interni costituivano il nostro mercato; e questo, si badi bene, non perché Soverato avesse negozi migliori di Stilo o di Badolato o di Spadola eccetera, ma per la banale ragione che a Badolato, Stilo e Spadola eccetera negozi non ce n’erano né buoni né meno buoni né pessimi né ottimi: ce n’erano solo a Soverato; e per procurarsi qualsiasi cosa, qua bisognava venire. Aprire un negozio a Soverato fu il sogno di gloria e ricchezza per tutto il territorio. Oggi non è così, e da almeno gli ultimi vent’anni. Anche i piccoli centri interni si sono dotati di esercizi commerciali, e nemmeno piccoli; e del resto molti negozi del 2012 sono, in tutto l’Occidente, solo “punti vendita” di “catene” nazionali e internazionali, e la stessa merce si trova a Parigi come a Cardinale. Si aggiungano i centri commerciali e il commercio elettronico. E tutti i punti vendita e negozi dei paesi hanno le stesse fioriere, le stesse vetrine, gli stessi zampognari a Natale e gli stessi corsi chiusi! Forse qualcuno può ancora volere venire a Soverato per far due passi, ma nessuno ne è più costretto per comprare. È da questa considerazione che bisogna partire per evitare illusioni non solo infondate ma antieconomiche. Il mercato locale ha già provveduto da sé, e molte attività più specialistiche e tecniche da un pezzo sono state dislocate da Soverato a Laganosa di Satriano e a Davoli Marina; e nessuno cerca più a Soverato del cemento o del legname, come avveniva un tempo. Questa è la strada che ci viene indicata, prima che dalle nostre decisioni, dalla natura delle cose, e che dobbiamo seguire per forza. Occorrerebbe un riordino del commercio cittadino, con un netto miglioramento della qualità e della merce e del servizio. E già, perché il compito del commerciante non è di aspettare il cliente e, se caso mai entra, vendergli qualcosa, ma anche e forse soprattutto di guidarlo e consigliarlo e risolvergli i problemi. Ci vuole un gran salto di mentalità dal quieto passato al vorticoso presente, e chi non se la sente o non ne è capace, hai voglia di fioriere e chiudere o aprire strade!Ulderico Nisticò
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