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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Che faremo nel 2013?
Ragazzi, con tutto il bene e tutta la buona volontà, le cose a Soverato vanno palesemente in malora. Non fatemi elencare tristi note di chiusure e vuoti vari, basta un’occhiata. Vi ripeto che il commercio al dettaglio, e ormai c’è solo quello, va radicalmente ripensato e per numero di esercizi e per qualità di merce e modalità di servizi. Siamo nel 2013, prendiamone atto, e ogni anticaglia è destinata alla sconfitta. Guai a chi scambia la tradizione per il passato! La stagione turistica, salva qualche manifestazione di buona volontà, verrà affrontata nel 2013 come nel 2012, come nel 2011, come nel 2010… come dal 1980 in poi: sperare invano che ancora qualcuno affitti in nero gli appartamenti; aspettare il chiasso fugace le due prime settimane di agosto; illudersi che i passeggiatori di notte siano genuini turisti. Forme alternative al mare, zero: assenza assoluta di turismo di salute, degli anziani, religioso, culturale… La cultura, a proposito, sta correndo un rischio sottile e grave, ed è l’irrompere sulla scena dei dilettanti allo sbaraglio: “studiosi” della domenica con corrispondenti locali al seguito che assegnano titoli di storico come fossero caramelle; archeologi spontaneisti; poeti senza versi. Mancano del tutto i criteri che consentano, per capirci, di distinguere un calciatore professionista dal centravanti di scapoli – ammogliati. Non mancano nemmeno le manovre sotterranee per farsi largo a sgomitate in mancanza di genuina validità. A proposito di manovre, è mai possibile che se una cosa funziona, subito qualcuno si deve sentire in dovere di distruggerla? Parlo della Proloco, però il discorso si estenderebbe a tante altre cose. Come scrisse il grande meridionalista Carlo Alianello, “il nostro peccato capitale è l’invidia; noi non vogliamo essere felici, vogliamo che soffra il nostro vicino”! Del resto, è lo stesso discorso di sopra: chi non vale, non potendo emergere perché le bufale sono di breve vita, cerca, invano, di sommergere gli altri! La socialità, ragazzi, è in pericolo. Ci avevo provato a proporre qualcosa, ma mi hanno detto di sì. E non dovrei essere contento? Mica vero: in Calabria, sì vuol dire ni, forse, poi vediamo… e, infatti, arrivò Natale, e nulla se ne fece. Resta da parlare della politica locale, ma è diventata una cosa per addetti ai lavori, con volenterosa estraneità generale del 90% della popolazione, persino me compreso. E non va bene.Ulderico Nisticò
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