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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Euro ed Europa
Ciò premesso, spieghiamo perché discutere di euro in una rivista che, per quanto molto letta anche altrove, è di Soverato. Perché, amici miei, è meglio prevenire che curare, e prima che qualche storico della domenica scopiazzi a destra e a manca e scopra l’acqua calda, sentitemi bene. Le autorità monetarie europee hanno intenzione di dedicare delle banconote a Europa, non il continente, bensì il personaggio mitologico. Questa signorina era figlia di Agenore re di Tiro, e tanto bella che Zeus, noto tombeur de femmes, se ne innamorò, e per impadronirsene assunse la forma di un toro mite e altrettanto bello. La fanciulla montò sulla groppa, e via la bestia divina volò nell’isola di Creta. Dagli amori dei due nacquero Minosse e Radamante, che, dopo varie vicende che qui non importano, fanno i giudici del Regno dei morti; Minosse viene anche riciclato da Dante sotto forma di un mostro dalla lunga coda, secondo i giri della quale le anime vanno in un cerchio dell’Inferno. Dite voi: e che c’entra Soverato? C’entra, perché molto tempo fa, immagino verso il XVIII secolo, a qualche dotto vennero a mente delle cose strane, che, ripetute da altri dotti, e lette alla buona da altri dotti privi di senso critico, sono giunte fino a noi. In un testo, per altro dubbio, della Certosa si legge di una località di Zeverat, deformazione di Suberatum; e, con etimologia allegra, la dubbia voce venne interpretata come “Zeus eratòs”, che, secondo l’etimologista, significherebbe Zeus amante: eratòs, però, vuol dire amabile. Da qui a inventarsi che Europa era di qui e Zeus la rapì sulla nostra spiaggia, il passo è breve. Scritto e ripetuto, il fatterello si trova ogni tanto in elucubrazioni fantasiose spacciate per notizie genuine. Premesso che non c’è alcun fondamento di questa fantasticheria dotta, e chiarito che i miti popolari sono quasi sempre veri, e invece i miti dei dotti non lo sono quasi mai, ci potremmo però giocare sopra come facciamo da anni con i Giochi di Eutimo e come ho fatto io scrivendo “Poliporto, la leggenda di Eutimo e Caritea”, impadronendoci di miti altrui e campandoci turisticamente sopra. Immaginate la festa d’Europa… eccetera. A una condizione, che tutti mi firmiate una dichiarazione così concepita: “Giuro di non prendere sul serio che Europa era di Soverato”. Postscriptum: io, U. N., non ho mai detto che Europa era di Soverato. Meglio ripeterlo, prima che qualche furbone capisca il contrario; ho riferito, negandoli, pareri altrui, per altro campati in aria. Ulderico Nisticò
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