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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Razzismo al contrario?
Quello che non posso tollerare è che a qualcuno vengano in mente raffiche di frasi fatte a colpi di “discriminazioni” e persino di “razzismo”. Soverato fin dalle sue origini è un paese d’immigrazione e da tutta l’Italia Meridionale e altrove, e, qualche tempo dopo, anche da stranieri venuti qui a vivere per le più svariate ragioni; e mai è accaduto un qualsiasi episodio che possa indicarsi come “razzismo” nel senso proprio del termine, cioè opinione secondo la quale ci sarebbero differenze e persino graduatorie tra gli esseri umani secondo l’appartenenza non tanto etnica quanto biologica. Mai: se qualcuno è conoscenza di qualsiasi notizia in senso contrario, me ne informi. Appunto per questa causa, a Soverato non c’è posto nemmeno per quella che gli Americani chiamarono, ormai molti decenni fa, la “discriminazione positiva”, cioè l’opinione e prassi per cui andrebbero favoriti gli appartenenti a gruppi in qualche modo svantaggiati. Era una specie di razzismo al contrario, che, ad avviso di chi scrive, era ed è doppiamente sbagliato: perché provoca ingiustizia nei confronti di chi, personalmente meritevole, si trovi in un gruppo presunto avvantaggiato; e perché ogni forma di assistenza che non sia a favore di gravemente minorati o ammalati è diseducante. In poche parole, sarebbe ingiusto trattare male uno perché appartenente a un gruppo, ma sarebbe altrettanto ingiusto trattarlo per forza bene. Esempio professionale: quando insegnavo, io non ho mai umiliato l’ultimo della classe, però mai mi sognai di abbassare il livello delle mie lezioni, e negare così il diritto agli altri ad avere il massimo possibile! Così è ovvio che un atleta o un’atleta devono giocare al livello più alto, o cambiare mestiere: e ciò qualunque sia la sua appartenenza etnica o statale o idea politica eccetera. Perciò il razzismo non c’entra un bel nulla con la vicenda della Volley, nella quale intervengono tutti i fattori di questo mondo tranne che la signorina fosse straniera e di fattezze non “caucasiche”. Del resto la Prada non è la prima straniera a giocare con la Volley, e i precedenti sono chiari. Io sto con la Volley e con il buon nome di Soverato; altri la pensi come gli pare sulle contrapposte tesi delle due parti, ma si resti tutti nell’argomento e solo nell’argomento, parlando di contratti e condizioni di salute e rendimento in campo. E basta. Non ci vuole nulla a finire sui giornali nazionali con il solito stereotipo della Calabria arretrata eccetera; e, ricordando che i cori razzisti ultimi sono avvenuti in Lombardia, invito tutti a pesare molto le parole. Ulderico Nisticò ARTICOLI CORRELATI
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