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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Il nome d’Italia e la gente che non legge
- Tucidide (V secolo aC) dice che Italo fu re dei Siculi insediati in quella che poi si chiamerà la Calabria Centrale; - Aristotele lo fa invece re degli Enotri; - Dionigi di Alicarnasso riprende Aristotele; - Diodoro Siculo, dopo averci informati che già nel V secolo i confini dell’Italia erano giunti alle porte di Taranto, chiama Italiotai, cioè abitanti in Italia, i Greci di quanto rimaneva della Magna Grecia; e Sikeliotai quelli della Sicilia, in guerra con i precedenti; - il nome di Italia, passato in latino, viene usato per indicare i territori abitati da popolazioni distinte dai Romani e Latini, ma di lingua e costumi indoeuropei, che, divenuti “alleati” dei Romani, si chiamano comunemente Italici; - quando questi, nel 91 aC, molto tempo dopo, si ribellano a Roma, chiamano Corfinio, la loro capitale, Italica, e battono una splendida moneta con il simbolo del toro che schiaccia la lupa, molto evidente; e stavano per farlo davvero, finché nell’88 si giunse all’accordo che tutti gli Italici divenissero cittadini romani; perciò tutta la Penisola fino al Rubicone, Roma inclusa, si chiamò Italia; con Augusto, il nome giunse alle Alpi, pur non comprendendo mai Sicilia, Sardegna e Corsica. - Ma qui viene il bello. I Longobardi imposero il loro nome alle terre conquistate, che si chiamarono Langobardia Maior la Pianura Padana e Toscana; e Langobardia Minor il Ducato di Benevento, quasi tutto il Meridione; - il nome d’Italia rischiò di perdersi come quello di Gallia, se non che Carlo Magno creò suo figlio Pipino re d’Italia, entro confini che andavano dalle Alpi alle Marche e Toscana; portarono questo titolo i sovrani carolingi, poi i re indipendenti del X secolo, poi, dal 962, i re di Germania e imperatori; anche se, dopo il Barbarossa, il Regno d’Italia si dissolse di fatto in Comuni e Signorie. Carlo V, dopo secoli, se ne volle insignire; ma i suoi successori Asburgo spagnoli lo lasciarono cadere per non dare pretesti ai successori Asburgo austriaci. Napoleone si fece eleggere (per un voto, il suo!) presidente di una Repubblica Italiana, che nel 1805 trasformò in un Regno d’Italia, di cui venne eletto (vedi sopra!) re, e tale fu fino al 1814: ma era un’Italia che andava da Milano e Venezia alle Marche, confinando a sud con il Regno di Napoli; - e già: i luoghi dove era nato il nome si richiamarono Italia solo nel 1861! Tant’è, i nomi non sono quasi mai conseguenza delle cose. Pensate che i Greci si chiamano Greci solo in latino, e per esso in tutte le lingue moderne tranne il greco; gli antichi, quando parlavano di sé tutti assieme, dicevano Hèllenes, parola che nel Medioevo significò personaggi mitici; mentre i viventi si chiamavano Rhomaioi, pronunziato “romei”, cioè Romani, sudditi dell’Impero; - a proposito, anche la Calabria si chiama Calabria solo dall’VIII secolo dC, e per un cavillo burocratico. Così andarono le cose. A questo punto i dotti locali e di nascita locale possono: 1.essere d’accordo con me; 2.non essere d’accordo con me e affermare, con prove, che Napoleone si proclamò, che so, non re d’Italia ma re di Coppe. Quello che non possono fare è fingere di non aver letto e magari scoprire l’acqua calda pure loro. Se non poi davvero non leggono, mi cadono le braccia. Ulderico Nisticò
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