1.
L’economia
del territorio è in palese decadenza: assenti o quasi le attività industriali e
artigianali; in abbandono l’agricoltura e sporadico l’allevamento; brevissimo il
periodo turistico; e anche quel terziario che ci illudemmo potesse sostituire la
produzione (la mitica “società di servizi”) si va riducendo sotto gli occhi; il
territorio offre ai giovani solo la via dell’emigrazione, se sono fortunati;2.
Il degrado
genera altro degrado, ed è terreno di coltura per la disperazione, quindi anche
delle scelte illegali e criminali.
3.
Il territorio si chiama Soveratese per dire, ma è frastagliato in
un pulviscolo di Comuni, la gran parte dei quali pochissimo popolati.
4.
Non si esprime alcuna rappresentanza politica e istituzionale di
peso, manco un consigliere regionale.
5.
Non si sono formati altri modi di essere rappresentati, quali
associazioni di Enti e cittadini che facciano sentire qualche voce
autorevole di protesta o di esigenze.
6.
Meno che meno, associazioni professionali e di categoria.
7.
La stampa e le tv regionali, in testa il TG3, si ricordano del
territorio solo in caso di omicidi e alluvioni. Hai voglia a tenere
manifestazioni di altissimo livello, hai voglia di scrivere e presentare
libri, hai voglia… niente, mai un attimo di attenzione. E nessuno, a
parte me, protesta o pretende un trattamento equo.
8.
Magistratura e forze dell’ordine fanno il loro dovere; ma, di
fronte a una situazione di sfascio, ci vorrebbe qualcosina in più. Cosa,
ci pensi chi di ragione, con qualche provvedimento speciale. Non ci
servono più agenti, ci servono metodi diversi di prevenzione e
repressione!
9.
Per tutto quanto precede, occorre quello che nel “Soveratese” non
c’è: una classe dirigente di persone autorevoli e sensate, che analizzi
la realtà senza utopie e senza nostalgie, proponga soluzioni possibili,
e faccia coraggiosamente pressione in tutte le sedi. Comincerei con
un’adunata di sindaci e altri, bene inteso senza passerelle di
pinchipalli verbosi e inconcludenti e intellettuali della domenica e
antimafia segue cena, ma che si chiuda con delle istanze precise e di
cui si pretenda, e si controlli, l’accoglimento.