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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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La dottrina sociale della Chiesa
2. Lo sviluppo dell’industria capitalistica dal XVIII secolo venne accompagnato, tuttavia, solo da dottrine laiche quando non dichiaratamente anticristiane: il socialismo e marxismo, e il liberismo massonico. La “Rerum novarum” di Leone XIII, del 1891, segnò il ritorno della cultura cattolica nell’agone delle dinamiche sociali e politiche; la seguirono, come ha delineato don Silvestre, molti e importanti documenti di magistero. 3. Secondo Aristotele e l’Aquinate, “l’uomo è un vivente comunitario per natura” (ànthropos zoon politikòn fysei, mal tradotto “animale politico”); la comunità di appartenenza, che è un organismo, esiste prima di ogni individuo e gli sopravvivrà, e non è una mera somma di individui monadi, come sarebbe invece la “società”. Non si pongono soluzioni individuali, e nemmeno un ipotetico momento in cui tutti gli individui monadi migliorassero la loro moralità o la loro efficienza, ciò basterebbe a risolvere i grandi problemi dei popoli. Una dottrina “sociale” non è, per definizione, rivolta alle singole persone, ma agli organismi: la famiglia, il paese, la nazione l’umanità, di cui gli individui sono parti. Il mondo moderno ha ridotto quando non annientato i corpi intermedi, che sono i soli attraverso i quali un individuo può avere un rapporto soddisfacente con la politica e lo Stato. 4. Gli uomini sono portatori, per natura, di alcuni diritti, cui però devono corrispondere dei doveri sia morali, che sono comuni a tutti gli uomini, sia politici e sociali che sono determinati dalla condizione e dalle circostanze di età, cultura, capacità, salute… Qui si pone la differenza evidente tra parità e uguaglianza: ne diremo qualche altra volta. “Diversamente per diversi offici”, insegna Dante. 5. L’applicazione della dottrina sociale della Chiesa alla crisi del capitalismo è possibile e auspicabile, recuperando il valore delle cose: prima le indispensabili, poi le necessarie, poi le utili, poi le piacevoli, poi le superflue… e, si spera, mai le dannose. 6. Due concetti tomistici andrebbero richiamati in questo momento di sconcerto e di incapacità di governare le cose: usus pecuniae est in emissione ipsius, cioè il denaro è un mezzo d’intermediazione e non un valore in sé, e pecunia non parit pecuniam, donde il divieto dell’usura e di ogni guadagno che non derivi dal lavoro; e l’altro, regola aurea, ogni oggetto e ogni servizio devono avere iustum pretium, che è l’antidoto contro ogni speculazione.7. Ci sono dunque le soluzioni alla crisi economica, e non nei blateramenti degli economisti di mestiere del XXI secolo, palesemente incapaci, ma nelle pagine di un monaco domenicano di ottocento anni fa. Ulderico Nisticò
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