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La
religione è eterna, gli ideali sono epocali, le ideologie sono storiche, i
partiti e le coalizioni sono transeunti: notate il climax a scendere!
Lasciando religione e ideali, che occupano l’area della metafisica e della
metastoria, e chiediamoci perché Soverato non abbia neanche ideologia. Direi
che non ha ideologia perché non ha più sociologia. Era un paese di grandi
commercianti con qualche esercizio al dettaglio, di artigiani, di gente di
mare e di produttori agricoli, nonché centro dei servizi di un vasto
comprensorio. Restano ora alcuni servizi, ma di produzione agricola, mare,
artigianato e grandi commerci non resta nulla; e gli esercizi al dettaglio
trascinano esistenza asfittica. Non ho numeri, e vado a statistiche a
occhio: una parte della popolazione è ormai in età avanzata; molti vivono di
terziario burocratico o lavorano a vario titolo nelle scuole o nella sanità;
ci sono professionisti. Sono tutte categorie sociali di scarsa vivacità
ideologica perché di scarsa vivacità produttiva e del lavoro; non portatrici
di interessi legittimi su cui costruire un progetto per la vita del paese;
senza occasioni di incontro e scontro dialettico, e senza la minima voglia
di cercarsele. Per difetto di prepolitica, non c’è più la politica; e se non
c’è la politica, alle elezioni si va con il criterio del mettere assieme
voti, e i risultati si vedono. E quel poco di politica che c’è, viene
diretta da fuori.
Ci vorrebbero luoghi fisici o ideali di
confronto, in cui elaborare un’idea per l’avvenire del paese, da cui dedurre
una lista, o anche più liste, rappresentanti di pensieri o di istanze.
Luoghi reali e non convegni segue cena, in cui s’infilino politicanti
forestieri in cerca di voti. Una pizza e una birra (e ognuno se la paghi!),
e cinque minuti contati d’orologio a chi ha qualcosa da dire; chi no, meglio
se tace. Ne devono uscir fuori progetti credibili e praticabili di carattere
generale, e qualche soluzione per i particolari tipo organizzazione del
turismo, arredo urbano, farmacia, raccolta differenziata…
Senza
precondizione di una resurrezione della politica, tornare a votare è
inutile, perché si riproporrebbe o la stessa situazione di oggi, o un
rimescolamento di carte che non muterebbe la sostanza.
Ulderico Nisticò
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