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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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I santi a Galilea
L’uso nostro, e qui si presti la massima attenzione, risale a quando il paese era in collina, quello che è oggi Soverato Superiore, e sul mare c’era la piccola frazione di Santa Maria di Poliporto con il castello, dei magazzini, la torre e una chiesetta. Ma, in tempi ancora più remoti, l’insediamento di Poliporto era tutto sul mare, e ne emergono di tanto in tanto i ruderi. Così accadde all’intera costa ionica e al trasferimento degli abitanti sui colli per esaurimento della funzione commerciale, e forse per bradisismi e mutamento della linea costiera; un processo accelerato, ai primi del IX secolo, dalla minaccia saracena e dalla necessità di fortificare l’interno con borghi di contadini soldati, molti venuti dalle diverse regioni dell’Impero d’Oriente. Souberaton o Suberatum era uno di questi kastellia imperiali. Non si era però persa del tutto la memoria storica, donde l’esigenza spirituale di tornare almeno una volta l’anno là dove un tempo i santi erano stati. Ricordiamo anche che il territorio comunale costituiva una sola parrocchia fino al 1941, con sede presso l’Addolorata. Se questa ipotesi è vera, presuppone la cristianizzazione del territorio in età remota: del resto, Scolacium ha dei vescovi già nel V secolo. Da Soverato Superiore (ricordiamo che il borgo ha inizio dopo il sisma del 1783, abbandonata Soverato “Vecchia”; e si chiama Soverato Superiore dal 1881, quando Santa Maria di Poliporto divenne capoluogo comunale e assunse denominazione di Soverato Marina) la processione attraversava Mortara (una necropoli?), e raggiungeva Santicelli, un toponimo che richiama edicolette o statue, simile alle diverse località “Cona” di altri paesi, dal greco “eikòn”. Qui sorge la torre di avvistamento, che è ricordata come di Galilea. Torre di Carlo V sa di posticcio, sebbene sia vero che le torri costiere, o cavallare, siano state costruite in massima parte quando l’imperatore era, dal 1516 al 1555, anche re di Napoli. Ingegnosa ma poco fondata è l’ipotesi di don Gnolfo di una deformazione di Palilea, feste pagane in onore di Pale, dea del bestiame; donde l’ipotesi di un Palae portus. Galilea è, nella tradizione cristiana, il messaggio di Gesù ai discepoli dopo la Resurrezione: “Io vi precederò in Galilea”. Dalla torre una strada impervia conduceva davanti al castello e alla chiesetta, finché prima del buio le statue non facevano ritorno in collina. Oggi si segue la rotabile. Chissà qual era il percorso da Soverato “Vecchia”? Non mancano simpatici particolari di vita paesana. Alla Galilea si faceva una sosta e scampagnata, allegria pasquale dopo una Quaresima rigorosamente rispettata: e giù soppressate, vino, cuzzupe... Per antichi sospetti e rivalità, c’è sempre qualcuno che ritiene opportuno far buona guardia alle statue! La Fiera della Galilea, o dell’Angelo, celebre un tempo per il commercio del bestiame, erede indiretta dell’importante e secolare Fiera della Pietà, è attestata sicuramente nel 1904, ma con accenni a precedenti verso il 1875 (archivio e scritti di Tonino Fiorita); già nel 1887 funzionava un mercatino settimanale. Ulderico Nisticò
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