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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Tropea con il binocolo
A Tropea, invece, arriva una grande nave, ed era tutto pronto per l’accoglienza… tutto, tranne i crocieristi, perché il comandante della nave ne ha vietato lo sbarco. Crudele, nemico della Calabria o di Tropea in specie? No, solo che si trattava di persone anziane, che dovevano essere portare in scialuppa, e il mare era piuttosto mosso. Già, mica c’è un porto, a Tropea! Un porto, intendo dire uno specchio d’acqua riparato o da condizioni naturali come Taranto o artificiali come Ancona, e così profondo che l’opera viva della nave possa pescare i suoi almeno 50 mt, per poter accostare e far scendere la gente con una passerella comoda, non con un’avventurosa imbarcazione da calare e poi tirare su, e che è destinata alle emergenze e non al turismo: dev’essere una gita, non un naufragio! Così i Turisti videro Tropea con il binocolo. Ragazzi, i crocieristi non sono mica Enea che scampò alla tempesta del I del virgiliano poema; e nemmeno u Ninu e San Petru, parente di mio nonno di Siderno e passato alle cronache per aver catturato un pescespada con le mani; e nemmeno sono zio Nicola Fragomeno e Rocco Caminiti che conoscevano le antichissime formule per “tajjiara a dragunara”, la tromba d’aria; né gli Arcidiacono, Musmeci, Passafaro, Pennisi, Posca, Voci e scusate se scordo qualcuno, che sfidavano il mare e trasbordavano con “varcazzi” le merci dai bastimenti alla spiaggia! Sono pacifici turisti, non vogliono soffrire il mal di mare… Ne soffriva a ogni inizio di viaggio l’ammiraglio Nelson, è vero, ma per lui erano gli incerti del mestiere, e gli fruttarono il titolo di Lord e una morte gloriosa con enorme monumento nel centro di Londra. Il crocierista, poveraccio, è di tutt’altro sentire. Immaginate una cosa del genere a Soverato: si verificherebbe la stessa identica cosa di Tropea. Idem, tranne Crotone, per tutta la costa ionica, che già Polibio nel II secolo aC chiamava ”alìmenos”, senza porti; ed è ben difficile immaginarne, con le condizioni naturali che abbiamo. Eppure l’intenzione era ed è buona. L’unica sarebbe utilizzare Gioia Tauro, dove attraccano anche navi molto più grandi; ma, come tutti sanno e fanno finta di non sapere, altro non è che un sistema di gru, senza alcuna delle caratteristiche di un porto come si deve: alberghi, ristoranti… niente, manco taverne malfamate e donnine! E non è nemmeno collegato al paese: con le strade che ci sono, da lì a Tropea in autobus sarebbero ore; figuratevi a Gerace e Santa Severina e Soverato! Paghiamo, in Calabria, le infinite arretratezze strutturali; le strade che iniziano nel 1960 e nel 2013 stanno lì in attesa del miracolo; e una mentalità per cui prima si costruisce il paese e poi si pensa a come arrivarci, quando dev’essere il contrario. Ulderico Nisticò
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