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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Trenta quintali?
Che ci sarà, in due milioni di chili annui? Beh, a occhio, almeno centomila chili di plastica; centomila di materiali ferrosi vari; centomila, no, forse duecento e trecentomila di carta e cartone; centomila di vetro; e umido a tutto spiano; senza dire di rifiuti particolari, e anche molto pericolosi, di elettronica e roba del genere, tuttavia con componenti pregiati, tra cui oro. Tutta roba che, se recuperata e venduta, renderebbe un fiume di denaro invece di costarci spese e riempirci di puzza e liquami. Siccome quello che dico è banale, e non ci sarebbe bisogno che ve lo spiegassi io, ma nessuno lo fa, qui delle due è l’una: o siamo storti di testa, oppure c’è qualcosa di più complicato. Se qualcuno si degnasse di rispondere – ma non corro questo rischio – già li vedo, faccia furbetta: “che ne vuoi sapere tu, un povero pensionato ex professore di Lettere?”; e giù spiegazioni pseudointelligenti del tipo “tu hai ragione, però qui c’è una situazione particolarissima”, le solite bufale di chi accampa volgari scuse. Vuoi vedere che i politicanti pensano essere più facile, più comodo, meno impegnativo e meno costoso gettare via in Alli i due milioni di chili l’anno? E poi, calabresi siamo: mica vogliamo diventare ricchi, noi, ci basta e ci avanza campare grigi e tranquilli. Potremo sì guadagnare domani, però dovremmo lavorare oggi, ed è troppo faticoso. Peggio, per riciclare ci vuole gente che lavori con le mani, e vaglielo a spiegare alle mamme, le quali hanno mandato il figlio maschio a scuola per farlo direttore generale del ministero, o almeno usciere, basta che seduto, mica lo vogliono vedere sudato! Così ogni giorno Soverato sperpera trenta quintali di soldi. Che polli che siamo!Ulderico Nisticò
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