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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Per una storia della scuola a Soverato
Nello stesso 1960 inizia la sua vita a Soverato l’Istituto per Ragionieri con sezione Geometri, divenuto poi scuola autonoma; dal Liceo di Chiaravalle derivò quello di Soverato, anch’esso poi autonomo. Si aggiunse una scuola connaturata alla vocazione turistica, quanto meno potenziale, di Soverato: l’Alberghiero, dalla rapida espansione. In breve Soverato ospitò un numero di superiori altissimo in proporzione alla popolazione, attirando migliaia di allievi da un bacino d’utenza dell’intero Basso Ionio. Attirò anche un gran numero di professori e addetti con le loro famiglie; e ciò comportò effetti sociologici ambivalenti di cui diremo altra volta. Una pervicace leggenda metropolitana parlò e parla di ostacoli frapposti dai Salesiani all’istituzione di scuole, quasi rivendicassero un monopolio dell’istruzione. La diceria è contraddetta dall’evidenza del numero di scuole statali, e, se non bastasse, dal fatto che a volerle, e a metterle in atto, furono persone legatissime alla Chiesa, e ai Salesiani in specie, per religiosità e appartenenze politiche: nomiamo per tutti Antonino Calabretta. Le statali non nocquero affatto al Liceo Classico oggi paritario, la cui scelta non dipende dalle condizioni economiche (qualsiasi famiglia piccolo borghese può spendere la retta: costa meno di certe scarpe!), e, in verità, nemmeno da quelle religiose, ma da inclinazioni o familiari o personali per degli studi di peculiare caratteristica. Le Suore, sempre all’avanguardia, trasformavano intanto il Magistrale in Licei dai vari corsi. Entrambe le istituzioni religiose si aprivano, superando controriformistiche remore, ad allievi di entrambi i sessi. Il quadro della scuola nel territorio si completa con il Liceo Linguistico e con quella istituzione unica nell’Italia meridionale che è il Liceo Coreutico, che ai normali programmi aggiunge una specifica preparazione artistica; e con i Tecnici di S. Andrea e Stalettì. Il sistema dell’istruzione superiore è dunque variegato. Vi prevale tuttavia la formazione teoretica, mentre occorrerebbe intervenire sulla formazione professionale, anche attraverso interazione tra scuola e lavoro; e tra tecnologia ed esperienza di apprendistato. In prospettiva, bisognerebbe mirare a una sorta di istituto superiore unico o almeno modulare tra tutte le offerte, anche per consentire ai ragazzi scelte più oculate. Vanno potenziati gli Industriali, s’intende, per le industrie del XXI secolo; quello di Chiaravalle, unico quasi in un vasto territorio, avrebbe bisogno della strada! E c’è urgenza di tecnici, in una Calabria in cui negli ultimi quattromila anni è stato assai più facile incontrare un avvocato, un medico, un letterato, un filosofo (ultimamente dilagano gli storici affermati!) che un idraulico e un elettricista a modo. Per ottenere ciò è necessaria un’operazione culturale che reagisca e alle vaghe reminiscenze platoniche e alle purtroppo operanti ubbie borghesi e illuministiche in versione Sud: è mille volte meglio un ottimo piastrellista che un mediocre professore di lettere; anche perché se il piastrellista sbaglia, gli effetti si vedono subito; ma i danni culturali e psicologici di un mediocre insegnante di lettere durano tutta la vita. E se lettere devono essere, o matematica etc, che matematica e lettere siano! Occorrono anche più frequenti rapporti tra le scuole e il territorio, anche attraverso sport, teatro, e mettendo a disposizione della comunità le competenze di ogni natura. Il patrimonio cittadino dell’istruzione, anche economicamente e socialmente assai rilevante, va difeso, mentre il calo demografico, sensibile ormai anche nel Meridione, mette in discussione la sopravvivenza delle classi. Ulderico Nisticò
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