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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Proloco di Soverato e altre Proloco
A questo punto mi rivolgo a: commissaria straordinaria della Provincia di Catanzaro, dott.ssa Ferro; commissaria della Proloco di Soverato, dott.ssa Vatrano; commissaria del Comune, dott.ssa Rizzo; e quant’altro di competenza civile e militare, per porre loro questa domanda facile facile: perché non si procede alle elezioni? Infatti, amici miei tutti, delle due è l’una: o è tutto liscio come un mare d’olio, e allora riunite gli iscritti, fateli votare, eleggete il presidente e &, iniziate, sia pure con enorme ritardo, le attività estive; oppure il mare è agitato e qualcosa non quadra, e allora bisogna controllare; e se i controlli danno esito diciamo così incerto, si azzera il tutto e si riaprono le iscrizioni con relative elezioni senza intoppi. Lo scrivo qui, lo ripeterò in tv, né la Ferro né la Vatrano né la Rizzo possono non leggere, non sentire, non venire a sapere. Il paese è piccolo, la gente mormora… La Proloco a Soverato serve. Come vi informavo, una riunione provinciale è stata tenuta a Marcellinara; un’altra è imminente a Taverna; e la Perla dello Ionio, Tirreno, Adriatico e Mar dei Sargassi era assente da ogni decisione giusta o sbagliata; né può pensare a una minima iniziativa per l’estate. Quali sono le decisioni prese a Marcellinara? Qualcosa che ha a che vedere con lo sbarco di Ulisse, sempre Ulisse, la mania di Ulisse. Io ho preso carta e penna elettroniche, e ho scritto così al presidente provinciale delle Proloco e alle Proloco tutte tranne quella di Soverato per i suddetti motivi. E ho scritto così: Soverato, 9 giugno 2013 AL PRESIDENTE PROVINCIALE UNPLI e, p. c., AI PRESIDENTI DI PROLOCO OGGETTO: Notte di Nausicaa a Marcellinara Plaudo all’iniziativa di un raduno di festa delle Proloco, e a quello prossimo di cui mi giunge notizia circa Taverna. L’occasione di Marcellinara è interessante, se presa tuttavia con lo spirito che merita. È, infatti, uso comune di giovarsi di leggende, miti, fantasie, reminiscenze storiche e letterarie per attirare l’attenzione su un luogo, e farne eventuale meta di turismo. Tutto ciò non ha però a che vedere con la filologia classica e la storiografia, che obbediscono a criteri scientifici e, non meno importanti, di dignità e immagine di un territorio. Apprendo da più fonti che sarebbe stato chiesto un intervento anche finanziario delle Proloco per la pubblicazione di un volume volto a dimostrare, secondo l’autore, uno sbarco di Ulisse in Calabria e l’identificazione della reggia dei Feaci con Tiriolo e dintorni. Tale tesi muove dalla descrizione che in Odissea, VI, viene esposta da Nausicaa al naufrago Ulisse con queste parole: “…c’è un porto da entrambe le parti della città, e uno stretto ingresso… ”, ma intendendo, non si sa bene perché, non come “ingresso” la parola greca “eisithme”, ma come “istmo”. Mentre dunque i versi del poema appaiono palesemente rivolti a un porto a semicerchio del tipo Taranto o Brindisi, la traduzione arbitraria in “istmo” conduce addirittura a pensare a due porti e ai due golfi di Squillace e S. Eufemia, al centro dei quali si troverebbe Tiriolo, terra dei marinai Feaci nonostante la sua collocazione a mt. 800 slm! Altri argomenti affacciati, quelli dei giorni di navigazione di Ulisse, dei venti e simili, sono quelli che di tanto in tanto fanno scrivere libri volti a rivelare, sempre con i venti e le stelle o rocce forate a mo di occhio di Ciclope, la presenza del ramingo eroe in infiniti luoghi del Mediterraneo, ma anche in Inghilterra, Indonesia e America! Preciso altresì che nessun mito antico (a parte un cenno di Cassiodoro senza alcuna autorevolezza filologica) accenna a qualcosa del genere; fondatore mitico di Scillezio è, infatti, Menesteo re di Atene, o lo sono gli Ateniesi; e solo un fugace passaggio di Ulisse a Temesa sul Tirreno è narrato a proposito di Polite ed Eutimo. Né la cosa, che è priva di ogni certezza scientifica, riserva almeno una qualche pretesa di originalità che potrebbe far sembrare utile l’elucubrazione a fini turistici. Innumerevoli sono, infatti, i luoghi che, sempre arbitrariamente, si vantano meta di qualche sbarco odissiaco. Ricordo Malta con la grotta di Calipso, e la spiaggia di Serapo a Gaeta in spregio dell’Eneide; ma, quanto mai inimmaginabile, lo storico Tacito nella Germania ci informa che gridava alla fondazione da parte di Ulisse niente di meno che la città di Ascinburgo, oggi la tedesca Moers-Asberg. E sono vent’anni che si parlicchia ogni tanto di questo sbarco e reimbarco del figlio di Laerte, e, che io sappia, non un solo turista è mai venuto… e a vedere che, poi, di omerico, se non c’è assolutamente nulla? Di ben altro possono curarsi le Proloco. La stessa Tiriolo mostra memorie di preistoria, Greci, Bruzi, Romani, Medioevo, età moderna, due castelli, antiquarium, varie chiese, palazzi, i “vancali”… senza bisogno di ricercare reminiscenze scolastiche e cinematografiche. Troppo lungo sarebbe qui elencare quante ricchezze culturali e monumentali ospiti il territorio della nostra provincia, e vere e documentate; e trascurate non solo dai forestieri ma dagli stessi abitanti e loro istituzioni. Ritengo pertanto ribadire che, se qualsiasi gioco può essere piacevole e utile a organizzare serate e spettacoli, un’attività che io stesso pratico, nessun fondamento filologico consente di consigliare non solo le spese, ma anche affidare l’immagine del territorio a un argomento così poco nuovo e poco stimolante, e che nessun credito ha ottenuto altrove; e cui in Calabria già troppa attenzione è stata riservata. Cordialità, Ulderico Nisticò La mia lettera è stata ripresa dalla stampa regionale. E mi spiego meglio. Gli esseri umani, e tra questi i maschi soprattutto, giocano quando sono adulti: homo ludens; i bambini, invece, non giocano mai giacché quando a noi sembra che giochino, in realtà prendono le cose sul serio: sono bambini, non hanno ancora la dura esperienza della vita. I Calabresi sono dei bambini, ahimè, anche da vecchi; con laurea, con la barba, ma sempre bambini. Credono perciò che la poesia non sia, come invece è, il regno incontrastato della bugia e creazione (“rendere l’impossibile credibile”, insegna il Vico), bensì che sia “vera” nel senso più piatto e banale e burocratico; e così i miti e le favole. Riesce loro difficile capire i meccanismi della mitopoiesi, per cui vengono create vicende e figure, e Achille, Orlando, Sigfrido, Ulisse (di Omero, di Virgilio, di Ovidio, di Dante, di Joyce…) cominciano ad esistere quando uno li immagina, non prima! E magari si chiedono se l’Alighieri per andare all’Aldilà dovette esibire il passaporto, carta d’identità se l’Inferno è Area Schengen. Ma è puerile e ozioso e perdita di tempo, e anche buffo, andare a chiedersi se il Tale o il Talaltro o la Talalatra siano mai esistiti con luogo e data di nascita e codice fiscale. Siccome ognuno deve rendere conto di se stesso, parlo di me come encomiabile esempio: quando ho rappresentato, per la regia di Tonino Pittelli, il dramma “Poliporto. La leggenda di Eutimo e Caritea” mi sono affrettato ad avvertire preventivamente i cittadini di quanto segue: 1.Eutimo è di Locri; 2.è figlio del fiume Cecino, il quale non è minimamente l’Ancinale, ma scorre tra Locri e Reggio; non ha perciò nulla a che vedere con noi; 3.Polite o Lica o Alibante, il demone da lui sconfitto, è di Temesa, che corrisponde più o meno ad Amantea; 4.quando Eutimo si recò a Temesa per il duello, nemmeno passò da Soverato, perché la via storica dei Locresi verso il Tirreno passava dall’Aspromonte verso le subcolonie di Medma e Ipponio (Rosarno e Vibo). Ciò chiarito e messo per iscritto prima ancora di rappresentare il dramma, mi sono inventato che tutto sia avvenuto a Poliporto, ovvero Soverato: mentivo sapendo benissimo, e dicendo di mentire, perché la poesia è invenzione e bugia, e io non lavoro all’Anagrafe del V secolo avanti Cristo. Nemmeno a quella del I aC e I dC; ed ecco che creo il personaggio del tutto immaginario di Volturcio, però lo figuro discendente di quel Tito Volturcio di Crotone di cui parlano diffusamente Cicerone, Sallustio e Plutarco a proposito della congiura di Catilina del 63 aC; un suo discendente può bene esser divenuto ufficiale romano nel 33 dC! Ma non se ne trovano tracce nei Vangeli o in qualsiasi altro testo o tradizione o epigrafe. Letteratura, poesia, teatro… Mi cadono le braccia, quando delle persone adulte e vaccinate veramente credono allo sbarco di Ulisse come fosse uno che scende alla stazione di S. Eufemia! Però, amici miei, non distraetevi con queste amenità: voglio sapere quando si terranno le elezioni della Proloco di Soverato. O deve venire Ulisse dalla terra dei Feaci? Ulderico Nisticò
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