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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Magna Grecia in tutte le salse meno la Magna Grecia
Poi leggiamo il giornale, vediamo la tv, e scopriamo che il primo spettacolo del teatro Magna Grecia lo tiene Enrico Montesano, un simpatico anche se attempatuccio attore con un accento romanesco alla buona, e che parla dei fatti suoi senza alcun riferimento ad alcun genere di Elleni Magni o no; e lo stesso per i festival, eccetera. Che c’entra Montesano? Niente, si vede che il suo impresario da qualche parte lo doveva piazzare… Lo stesso per i filmetti primi o secondi… E invece, sapete che mondo corre, anzi correva? Che i Greci, ivi compresi i Magnogreci, facevano teatro, tanto teatro. Tutte le area archeologiche greche e romane mostrano ampi e importanti teatri. Stesicoro di Medma (Rosarno - Nicotera) “liricizzò l’epos”, cioè prese la materia epica e ne trasse ispirazione per i cori; cori compose Ibico di Reggio. Il coro è l’inizio del teatro: si cantava per vittorie in guerra o in gare, per lutti, matrimoni eccetera; quando il capocoro prese a parlare e gli altri a rispondere, nacque, secondo Aristotele, la tragedia. I coreuti, uomini e donne, erano professionali, seguendo una scuola di cultura, musica e danza: una specie di Liceo Coreutico! Venivano poeti di cori in tournée dalla Grecia, come accadde ad Arione; e Pindaro compose due cori per Agesidamo di Locri; egli stesso e Bacchilide, per i tiranni di Siracusa. La commedia siceliota ebbe in Epicarmo la sua creazione; Alessi di Turi (oggi Sibari di Cassano) passò ad Atene, e, componendo moltissime commedia, segnò il passaggio dall’Antica alla Nuova, il cui massimo esponente fu il nipote Menandro. Rintone di Siracusa, o secondo altri di Taranto, inventò i fliaci o ilarotragedia, simpatica parodia dei grandi tragediografi. E che dire dei Canti locresi, famosi per la loro piccantezza? Ve ne racconto uno, in verità l’unico arrivato a noi: Una donna non certo di encomiabili costumi, così canta al suo amante: “Che ti prende? Non rovinarmi, ti prego. Prima che lui torni, levati, non provocare qualche grosso guaio a te stesso e a me disgraziata. È giorno: non vedi la luce attraverso la porta?” Insomma, si potrebbe parlare seriamente anche di Magna Grecia a teatro, se solo ci si rivolgesse a chi sa qualcosa della Magna Grecia! Ulderico Nisticò
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