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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Cannoni… e salnitro
Quando il 1480 i Turchi presero Otranto e uccisero gli ottocento Martiri oggi santificati, la città venne riconquistata dal principe Alfonso, duca di Calabria e poi re; comandava la cavalleria l’amico di Francesco di Paola, Nicolò Picardo: ne abbiamo già detto. I re Aragonesi, poi i viceré spagnoli decisero una linea di difesa con grandi castelli costieri e molte torri di avvistamento o cavallare: se ne costruirono 360; erano di proprietà del Regno, ma la gestione stava a carico dei paesi, a volte, come Soverato e Argusto, in consorzio tra loro; ospitavano un caporale e uno o più “cavallari” con il compito di avvertire nelle campagne. Cominciate a riconoscere dei cognomi nostrani? C’è anche Bombardiere e Cannoniere. Qui da noi, ricordiamo: il Torrazzo, la torre Galilea (detta posteriormente anche di Carlo V); il castello di Soverato Marina; il Torrazzo di Stalettì; la torre Ravaschiera e forse l’Ancinala di Satriano; i castelli di Petrizzi, Chiaravalle, S. Vito; un potente torrione a Cardinale; la Misericordia di Davoli; la chiesa di San Pantaleone e la Grangia di Montauro; il Cece; la Muscettola… I castelli e le torri più importanti, e gli stessi paesi, erano armati e di archibugi individuali e di artiglierie: i castelli di Castelvetere (oggi, indebitamente, Caulonia) e Roccella respinsero a cannonate assalti ottomani. A Lepanto, il 7 ottobre 1571, la flotta cattolica italospagnola distrusse le navi turche, togliendo al nemico ogni velleità di conquista; per quanto continuassero a volte i rapimenti e i saccheggi. Ma Gaspare Toraldo, barone di Badolato, respinse i Turchi sbarcati a Monasterace; e Bernardino Sanseverino principe di Bisignano lì batté con i suoi archibugieri… Che fine fecero cannoni e archibugi? Vennero superati dall’evoluzione tecnologica, e del resto la minaccia turca e barbaresca si fece, nel XVIII secolo, meno pressante. Castelli, torri, fortezze vennero riciclati in chiese e abitazioni, o abbandonati o demoliti, e i paesi si liberarono la spese; i terremoti fecero il resto. I cannoni subirono sorti curiose: a Crotone erano le bitte d’attracco del porto, finché non li hanno riscoperti e oggi si ammirano nel castello. Chissà dove sono o dove furono i cannoni di Soverato Vecchia e quelli del castello? Ora direte voi, e che c’entra il salnitro? I cannoni funzionano a polvere da sparo, che non si trova tanto facilmente, e, per quella alla buona dell’epoca, si dovevano arrangiare con quello che c’era. E qui mi perdonino le gentili lettrici e i ben educati lettori, ma devo raccontarvi la verità: adoperavano, per ricavare sali vari, le deiezioni dei porcellini! Per la serie “non si butta niente, del maiale”. Anch’io l’ho scoperto da poco, e capii il senso vero di una frase che sentii molti anni fa da una persona proprio di Caulonia, e che mi parve solo una battutaccia volgare generica. La ripeto tra virgolette, perdono: “Spàrati cu ‘na pall’e merda, ca si non mori du corpu mori da puzza”. La sua origine era, come vedete, dal processo produttivo della polvere in quei tempi un po’ all’antica. Guardate voi dove fa a ficcarsi la storia! Ulderico Nisticò
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