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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Ma sono macine?
Scoperte? Ma, ebbi modo di informarla prendendo la parola, il mare le scopre puntualmente ogni anno verso gennaio, e se le giornate sono belle andiamo tutti a passeggiarci sopra. Siamo tutti zeppi di fotografie e filmati. Non credo dunque sia nulla di nuovo, nessuna scoperta: se mai bisogna ragionarci sopra. Macine da mulino? Intanto ce ne sono tre a Soverato “Vecchio” in bella mostra e usate come materiale da costruzione. E poi, francamente, mi pare conglomerato così friabile che si rischiava di macinare più pietre che grano. Poco convincente, meglio studiarci sopra. Sono state citate cave analoghe a Ricadi; ce ne sono anche a Bruzzano Zefirio, senza dire di Capo d’Orlando e Giardini Naxos in Sicilia, e altrove. Altre domande. Poliporto era un insediamento? Certo, se uno dice insediamento e qualcun altro risponde che non era una città, è dialogo tra sordi. Insediamento non è sinonimo di città, è anche un villaggio, una villa in senso romano, un presidio, un attracco con case… Se era un insediamento, stava in rapporti con Scillezio – Scolacio, o, come si può anche immaginare, con Caulonia (Monasterace Marina)? E io, io!, non dimentico che Dionisio il Vecchio dopo il 386 assegnò a Locri tutto il territorio fino a Scillezio inclusa. Bisogna studiarci sopra. Bisogna studiare tante cose. Io inizierei, se non la conoscessi già, io, dalla bibliografia, status quaestionis. Nessuno nega i meriti di don Gnolfo, e nessuno sconosce quante consonanze ideali ci siano state tra me e lui, ma, con tutto il rispetto, il suo Paliporto è un librettino di poche pagine con ipotesi forzatamente latina alla Barrio maniera, Paliporto invece che Poliporto, che fu nome ufficiale della zona marittima fino al 1881. Dai tempi di don Gnolfo è stato scritto e detto tanto altro anche sulle emergenze di San Nicola. Vero che in Calabria è inutile scrivere libri che non legge nessuno o fingono di non leggere, e se li leggono non li citano, però ce ne sono: ricordo il monumentale “Soverato…” della Rubbettino, Collana Città della Calabria e della Sicilia, in cui il capitolo relativo alle antichità è firmato da me e da Elisa Nisticò, come quello su Scillezio – Scolacio, quello su Sibari – Thuri, e a fine anno uscirà quello sul Tirreno da Amantea a Tortora per le stesse firme. Non è colpa nostra, ce lo chiedono i curatori della Collana. I libri, soprattutto se editi da prestigiosa Casa e in prestigiosa Collana, mica di nascosto al ciclostile, si lodano o si criticano, non si ignorano… tanto meno quando è presente l’autore! Risolto, si fa per dire, il problema della bibliografia, passiamo a indagini ed eventuali scavi, che vanno condotti da archeologi classici e medievisti con l’aiuto di subacquei. Se la Regione trattenesse un poco del mare di soldi che per ignavia e incapacità sta per restituire all’Europa, potremmo scavare l’Eden e l’Atlantide e ricostruirli più belli e più grandi che pria come la Roma di Petrolini, altro che Soverato e San Nicola. Per ora c’è il vincolo, e va bene. Ma se vincolo dev’essere, vincolo sia per tutti compresi i pesci, e senza eccezioni di alcun genere. Trovassero anche la fiasca del vino di Noè, chiamino la Sovrintendenza e la Marina.Ulderico Nisticò
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