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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò | |||
Numero 586 - Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it |
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Vendita di beni
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Quanto alla vendita, se ne può parlare. Cominciamo dal mercato, un edificio appetibile per la posizione centrale; attualmente sottoutilizzato, diciamo con eufemismo; vecchio e bisognoso di manutenzione, presto di interventi più pesanti, che graverebbero sul Comune: rende pochissimo e costa tanto, è lecito pensare a un’altra utilizzazione. Levatevi dalla testa appartamenti e appartamentini in nero: ci sono già centinaia di casamenti vuoti, in un territorio che si va spopolando e dove hanno costruito come si aspettassero la crescita di Manchester ai primi dell’Ottocento. Ci sta bene un centro polifunzionale, con qualche negozio e altre strutture. Soverato è infatti da un punto di vista sociologico la stessa identica del 1950: inizia al passaggio a livello e finisce alla stazione, con qualche piccola area laterale; il resto, e soprattutto via Amirante e dintorni, ma anche Panoramica, Soverato Superiore, Mortara e quasi tutta via Trento e Trieste e Cuturella, sono dormitori senza servizi e senza un luogo d’incontro. Una struttura al posto del mercato potrebbe essere inizio di un fenomeno inverso almeno per la desolata 167. Acquario: ahimè, servì per qualche convegno; ma i pesci, anche quando c’erano, non se li è mai filati nessuno. Erano, vivi, gli stessi che, defunti, troviamo sui banconi delle pescherie. Costavano un botto. Poi furono gli unici pesci della storia a morire affogati d’acqua; e oggi pensare di trovare soldi per ripopolare le vasche è un’utopia che manco Platone, Tommaso Moro e Campanella messi assieme. Va bene anche per l’acquario. Va bene anche per ipotetici beni che dovessero saltare fuori, come si mormora di una casetta in zona Miramare. Ve bene tutto, ma, chiudo da dove sono partito, a prezzo corretto e senza ribassi, a rischio di non vendere. Ulderico Nisticò ARTICOLO
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Il
punto debole della vendita di beni pubblici è che devono essere venduti a
privati, i quali, come del resto è ovvio e persino giusto, fanno i propri
interessi; e tra questi, cercare di far abbassare il prezzo. Il metodo è
banale: aste deserte, fin quando il venditore pubblico, pressato dalla
necessità, non si rassegni a più miti pretese. Nota storica: fu così che si
formarono, a partire dalla Cassa Sacra dopo il 1783, i latifondi calabresi,
poi spacciati per medioevali e persino feudali, quando erano acquisti
frurbastri di arricchiti plebei. Vorrei tanto evitare, nel nostro piccolo,
operazioni del genere a Soverato.