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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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SANT’EUFEMIA DI SPAGNA
Infatti i nativi di Santa Eufemia sono chiamate con l'aggettivo di "Calabria" e la "Confraternita del Santo" è un vero riflesso di questa tradizione, e le confraternite portano distintivi militari: Bandiera, Stendardo, Bastone, Alabarda e Tamburo, ciascuna con un numero dei "fratelli" come quello dei trentatré conquistatori. Sul luogo dove si accamparono le truppe, fu eretta la cappella attuale, che viene portata in processione a "Santa Eufemia" la Domenica di Pasqua. Stranamente precisa, la narrazione popolare colloca l’evento ai tempi di Alfonso VII, che fu re di Castiglia dal 1126 alla morte nel 1157 e si proclamò imperatore della Spagna. Alfonso era, per parte della madre Urraca, nipote di Alfonso VI, la cui figlia Elvira sposò nel 1117 Ruggero II d’Altavilla, allora granconte di Calabria e Sicilia, dal 1130 re di Sicilia (Meridione dagli Abruzzi a Malta); Elvira morì nel 1135, Ruggero II nel 1154, e gli successe Guglielmo I il Malo. Anche questi prese una moglie iberica, Margherita di Navarra. E così Federico II ebbe in moglie Costanza d’Aragona. Suo figlio Manfredi diede in moglie la figlia Costanza a Pietro d’Aragona, poi re anche di Sicilia… ma qui andiamo lontano, e ce n’è abbastanza per attestare stretti rapporti tra i vari regni spagnoli e il Meridione molto prima del Vespro (1282), della dinastia d’Aragona (1442-1501) e dell’unione personale che i disinformati e depressi chiamano dominazione spagnola. Facile che dei Calabresi, in questo caso dei nobili e valenti cavalieri, siano andati a combattere in Spagna, dove la reconquista dava grandi occasioni di gloria e guadagno a combattenti animosi. Altra sorte è quella del povero rematore le cui sventure sono cantate dal poeta calabrese Coletta di Amendolea, schiavo o condannato o bonavoglia per bisogno sopra una galea catalana: ma a questo mondo ci vuole fortuna, e chi non ne ha, peggio per lui anche nel XV secolo! Qui ci vorrebbe uno studio, un gemellaggio… Già, a chi glielo dico? Affaccio una proposta? Mi diranno tutti in coro di sì e che solo a me può venire un’idea così intelligente. Fine dell’operazione e ho perso solo tempo. Ma io faccio finta di informarne i responsabili politici e le università eccetera. Sant’Eufemia è molto venerata in Calabria, e ci sono almeno due importanti toponimi: Sant’Eufemia d’Aspromonte; e il noto quartiere lametino. Qui sorgeva un cenobio greco, che Roberto Guiscardo rifondò come convento benedettino, assai grande e ricco, poi devastato dal sisma del 1783. Intanto erano giunti i Cavalieri di Malta, che costruirono il Bastione. Subentrò poi la palude, debellata dalla bonifica fascista del 1936, e venne fondato il villaggio con lo zuccherificio malinconicamente abbandonato verso il 1970. Secondo voi, quanti assessori e sindaci e rettori si faranno vivi? Secondo me, zero. In Calabria la sola storia che ha successo è: la Magna Grecia senza entrare nei particolari tanto sanno a stento Pitagora ruminante ed erbivoro; i Bizantini tutti monaci; la fucilazione di Murat non chiedete chi fu; l’emigrazione e l’antimafia segue in entrambi i casi cena, e che cena! Ma non si può mai dire.Ulderico Nisticò
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