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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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Soverato salesiana
Funzionò sempre l’oratorio, la scuola di tutti, dove s’imparava a pregare, ma anche le buone maniere e a praticare sport e altre attività. Si può dire che il calcio, la pallacanestro, il teatro, la musica, tanto importanti per la futura Soverato, abbiano avuto inizio tra le mura dell’Istituto. Nel 1941, dopo non poche insistenze e opposizioni, e non senza interventi in altissimo loco sia ecclesiastico sia politico, veniva istituita la parrocchia di Maria SS. Immacolata, affidata, dice il decreto diocesano, alla “Pia societas Salesianorum”, com’è tuttora. Nel 1953 iniziava il triennio liceale, costruita l’ala che, per la coincidenza, di chiamò sempre “del liceo”, mentre ospitava la media. Chiariamo che, dopo la riforma Gentile del 1923, la riforma Bottai del 1939 aveva istituito un triennio unico di media. Fiorì l’internato, con centinaia di collegiali, e l’esternato si aprì sempre più al territorio dei paesi interni. Dovrei qui ricordare tantissimi salesiani. Leggete “Et anima et caetera”, dell’Unione exallievi (un autore dovette pur averlo), dove se ne elencano, se non tutti, quanti sappiamo dalle origini al 2004. Io qui voglio nominare alcuni almeno dei miei professori: Bergia, Bibò, Cafiero (chierico), Chiaffitelli, Cosato, De Lucia, Di Lella, Gelmi, Marchionibus, Marrone, Mustica (laico), Pacifico, Pagnozzi, Torriano, Vecchi, Voci, Volta (coadiutore), Zappalà (laico); e quelli che devo stimare pietre miliari della mia vita culturale e professionale: don Marino Leo e don Salvatore Mariani. Spiego ai più giovani che ai miei tempi i Salesiani, sul modello piemontese “don Bosco” si chiamavano con il cognome, e di alcuni non abbiamo mai saputo il nome proprio. Nascevano intanto a Soverato le scuole statali, e con essa una legenda neyra che i Salesiani brigassero nell’ombra per impedirlo; a smentire la favola malevola bastano i nomi di quelli che tanto si adoperarono per aprirle, persone sotto gli occhi di tutti non solo cattoliche devotissime, ma personalmente legate all’Istituto. Il Liceo dei Salesiani è ancora lì nonostante che in città ci siano scuole di ogni altro genere. Del resto, i Salesiani in ormai 110 anni ebbero sempre (beh, quasi sempre!) la santa prudenza di tenersi lontani dalla politica locale. Le poche volte che qualche salesiano s’impicciò di faccende spicciole cittadine, lo fece in maniera maldestra, e durò pochissimo: anche perché, che io ricordi, non ce n’erano due che, al di là della dottrina cattolica in senso stretto, la pensassero allo stesso modo su tutti gli argomenti opinabili e umani, a cominciare dalle idee politiche; e pure di questo ringrazio Iddio e don Bosco di essere stato allievo di una scuola che m’insegnò a dubitare senza razionalismo ma con la retta ragione. Sono stato anche insegnante, o titolare o spezzonista, per undici anni in totale. Scuola e parrocchia, i Salesiani rimangano tra noi per molti altri decenni. Figlio di allievo, allievo e padre di allieve, vorrei essere prima o poi anche nonno di allievi.Ulderico Nisticò ARTICOLI
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